CITAZIONE (Farvat @ 16/2/2007, 18:43)
Principio di località
E' quello scientificamente più fondato, fenomeni come la gravità, la velocità della luce sono troppo fondati per essere accantonati.
La relatività di Einstein si salva al pelo, ovvero non è possibile utilizzare tale proprietà delle particelle causa del fatto che devo per forza conoscere lo stato di una delle particelle del sistema, quindi niente comunicazione istantanea... peccato.
perfetto.
mi sembra un'ottma conversione scientifica dell'ipotesi avanzata da M. Merleau-ponty che instaura l'idea di un Logos Selvaggio.
CITAZIONE (Farvat @ 16/2/2007, 18:43)
Principio di Realtà
Viene tenuto in piedi, per necessità, anche se la meccanica quantistica l'ha già messo ripetutamente in crisi, ovvero non siamo più tanto sicuri che la luna nel cielo sia effettivamente ancora lì quando non la guardiamo.
io lo chiamerei, se mi è permesso, "principio di irrealtà".
noi possiamo non esser tanto sicuri che la luna stia lì in cielo quando non la guardiamo.
ma d'altra parte, questo è un idealismo insulso ed aconcettuale.
perchè, se non vedo la luna, è lei a non esser più lassù e non piuttosto io a sbagliare nel vederla?
zu zul kant!
(bisogna tornare a kant....!)
(ma perchè devo dire sempre le stesse cose? vorrei tanto poter scrivere anche dell'altro
)
CITAZIONE (Farvat @ 16/2/2007, 18:43)
Principio di separabilità.
Questo principio viene meno, in fondo se si deve scegliere è quello apparentemente meno doloroso da decapitare. Ovvero la separazione dei fenomeni all'interno del cosmo è una pura e semplice illusione, L'universo è una totalità olistica dove ogni parte per quanto minuscola riflette la totalità e la influenza. Tutto appare interconnesso in modo misterioso.
qui le cose sono davvero complicate.
come ti ho già scritto nell'altro post, bisognerebbe riformulare il concetto di a-priori in modo davvero considerevole.
il problema è che la separazione è un'astrazione talora di comodo, talora inconscia.
cercherò di chiarire queste due espressioni: per "astrazione di comodo" intendo una particolare astrazione, compiuta consapevolmente, ai fini di rintracciare taluni risultati che ci interessano all'origine dell'indagine.
un'operazione del genere è spesso usata in sociologia e anche in chimica farmaceutica, ove isolare (astrarre) è conveniente ai fini dell'indagine.
per "astrazione inconscia", simile alla prima, i fini tematici della ricerca sono dati in base a pregiudizi non meglio riconosciuti e come tale, il risultato si viene a trovare nell'oggetto "In quanto oggetto" mentre in realtà si tratta di una esplicitazione di quanto avevamo in testa.
queste considerazioni sono in qualche modo preliminari al tuo problema.
infatti quel che io ho in testa è la parzialità del punto di vista a partire da cui io accedo alle cose.
d'altra parte, come ho già dimostrato in un post di fordfiesta, creare significa separare, non conosciamo che per differenza, e quindi senza questa separazione noi non avremmo identità.
ecco perchè le cose sono nella misura in cui non sono e proprio per questo il principio aristotelico non è "principio di identità" ma "principio di non contraddizione".
è la contraddizione ad essere elevata a paradigma. e non è un caso che il primo vero filosofo della differenza è stato Hegel che nella fenomenologia dello spirito parlava dell'Immane potenza del negativo.
ed in effetti della differenza che sappiamo?
ecco perchè l'idea assoluta nella logica è intesa come l'identità di identità e non identità.
infatti l'impianto hegeliano fa dell'assoluto la differenza, intendendola principalmente come "qualità".
ed infatti sarebbe interessante notare come la qualità preceda in hegel la sostanza perchè la qualità individua gnoseologicamente una sostanza ontologica.
eddire che aristotele ricostruire la questione al contrario.
ma si sa... talora posizioni contrarie sono identiche.
per tanto l'interconnessione è qualcosa su cui bisogna riflettere.
a mio avviso la connessione è senz'altro nel pensiero, ma non si esclude, come vorrebbero gli empiristi che si chiamano qui come altrove "ontologi"
che le connessioni siano nelle cose.
quest'ultima posizione, per è senz'altro inconcepibile...
CITAZIONE (Farvat @ 16/2/2007, 18:43)
Se è così, è tranquillamente normale che ciò che fate ad esempio nel presente abbia effetti non solo sul futuro ma anche sul passato e che eventi temporalmente e localmente separati siano fortemente interconnessi in modo diretto.
ed in effetti quel che veramente cambia del passato non è che il senso, la ricchezza semantica con cui lo si legge ecc.
queste considerazioni dovrebbero rendere comprensibile quell'espressione Husserliana per cui il modo di intendere la storia è a zig-zag...