CITAZIONE (chimera83 @ 4/9/2007, 23:37)
n questo senso vorrei portare a memoria la grande lezione di Cartesio: egli era un matematico, forse tra i più notevoli; ma quando la filosofia ha richiesto il tributo del dubbio radicale ha dovuto mettere in crisi la visione certa e sicura che le scienze spesso portano con sé. Non c’è verità assoluta che la filosofia non possa mettere in discussione e sopratutto che non deve mettere in discussione.
molto vero! però va pure ricordato che Cartesio era anche un teologo.
faccio notare che le letture politiche di Cartesio fanno di quest'ultimo un fautore dell'istanza tomistica per cui dio è l'ens realissimum.
e di fatti così come in un periodo di barbarie Tommaso aveva riformulato l'antico concetto di Sostanza, anche cartesio parla di res cogitans. cioè non l'attività cogitante come tale ma il cogito come pensiero prodotto da altro.
ma la res, come qualcosa di indiscutibile serve a cartesio per mettere fine a tutto quel "buttanaio" (termine assolutamente non tecnico) di guerre che c'erano a dritta e a manca. ricorderai che il re sole aveva regalmente invitato cartesio a cercare rifugio in svezia.
e che dire delle sue opere maggiori?
la prima è un "discorso" sul metodo, mica un trattato!
la secondo è invece l'opera che con la quale mostra l'esistenza di dio!
d'altra parte in campo teoretico questo significa togliere a cartesio quel ruolo di fondatore del soggettivismo, che invece oggi, si riconosce apertamente a Kant.
anche nella crisi della scienze europee (nelle appendici V e VI dell'edizione Net attualmente in commercio [poi controllo meglio le pagine specifiche]), Husserl sostiene che il passaggio dal cogito alla res-cogitans è arbitrario e assolutamente non apodittico. e qui che cartesio trasforma il cogito restaurando l'antico: animus sive intellectus.
tutto questo non è necessario dirlo nel tuo lavoro, che certo si muove su altri orizzonti di senso, però non fa male averlo a portata di mano!
CITAZIONE (chimera83 @ 4/9/2007, 23:37)
Parto già dai lavori che i logici della paraconsistenza hanno via via elaborato per una nuova rivoluzione che si sostituisca (per usare un termine caro a Kuhn) al periodo di scienza normale nell’insiemistica classica che stiamo attraversando
io su "Logici della paraconsistenza" metterei 1 nota
CITAZIONE (chimera83 @ 4/9/2007, 23:37)
Questo casomai per il matematico, interessato perlopiù all’efficienza del suo sistema. Il filosofo è in grado di vedere oltre l’explicatum per cogliere il guadagno conoscitivo che una teoria sottende.
puoi controllare anche: E. Husserl, Ricerche Logiche Vol I (prolegomeni ad una logica pura) §71 (divisione del lavoro: l'opera dei matematici e quella dei filosofi).
CITAZIONE (chimera83 @ 4/9/2007, 23:37)
non leggere le successioni di teorie o formule come meri segni, ma indagarne il guadagno ontologico e quella visione d’insieme di cui solo il sapere filosofico è portatore per eccellenza.
questo è senza dubbio molto importante, ma bisognano 2 chiarimenti essenziali:
1) che vuol dire "guadagno ontologico"?
2) accettare l'idea di una filosofia quale portatrice di "visione d'insieme" è senza dubbio un far riferimento ad un concetto ben preciso di filosofia. pertanto bisognerebbe chiarire a quale concetto di filosofia fai riferimento.
coem hai tu stesso ricordato (in musica e fenomenologia) per Carnap la metafisica sarebbe più vicina alla poesia che alla scienza...
poi resta l'enigma cruciale (difficilmente solvibile - strettamente collegato con le 2 domande poste sopra) dove si attua questa visione di insieme?
il lavoro promette bene...
poi vediamo se mantiene quanto promesso
però, ma io ho presente l'origine della geometria di Husserl, è pur vero che la matematica assume un ruolo di linguaggio privilegiato solo con Galileo.
questo giustamente potrebbe mettere in discussione parecchio del tuo lavoro (almeno per quello che posso immaginare esso sia), proprio perchè la svolta galileiana - pur non annunciando nulla di nuovo "In nuce" - ha avuto ripercussione nella nostra storia filosofica