Entropia/Sintropia

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Quell'uomo
view post Posted on 26/8/2007, 15:14




Penso che il concetto di entropia, così come quello di conservazione dell'energia, sia entrato a far parte ormai del bagaglio culturale comune dell'individuo medio. Tuttavia, sebbene sia chiaro il concetto di base, pochi si soffermano a riflettere sul vero significato che tali principi rivestono nella nostra realtà.
L'obbiettivo che mi propongo è quello di riuscire a dare una trattazione più o meno completa di quello che considero uno dei più affascinanti processi della Realtà.
Inanzitutto, è bene chiarire il concetto di entropia nella sua forma più generale.

Con entropia si intende la tendenza che hanno due elementi distinti di "livellare" la loro energia comune, cioè di scambiarsi energia finchè questa non sarà identica e i due corpi saranno indistinguibili e di fatto costituiranno un solo elemento. L'energia tende perciò a raggiungere l'equilibrio e una volta trovato, tutti i processi energetici avranno fine.
Nel nostro Universo questo si esplica nella degradazione dell'energia, cioè quest'ultima tende a diventare sempre meno utilizzabile e dispersa sotto forma di radiazioni cosmiche.
Supponendo vera tale considerazione, si arriva facilmente a capire che seguendo questo processo l'Universo è destinato a "spegnersi" poichè la sua attività è basata sulla differenza che causa lo scambio energetico.

Parallelamente all'inevitabile processo entropico si sviluppa però anche un'ulteriore tendenza dell'Universo, cioè quella delle complessità : la sintropia. Con tale parola si definisce la tendenza della materia ad organizzarsi aumentando la propria complessità, cioè il numero delle proprietà emergenti dell'insieme.
Le proprietà emergenti sono quelle caratteristiche che un oggetto possiede ma che i suoi singoli componenti non hanno. Per fare un esempio banale, se impilo dei fogli di carta, essi dopo un discreto numero di impilamenti avranno lo spessore sufficiente per fare da zoccolo ad un tavolo, proprietà che il singolo foglio non ha. Essi hanno quindi costituito un oggetto nuovo, che trascende le sue singole componenti e che gode di una proprietà emergente.
La sintropia è una tendenza che sembra andare in parallelo all'entropia e che anzi è strettamente legata a quest'utlima. Ora spiegherò perchè.

L'entropia entra in atto quando due elementi vengono a contatto; in tale momento le loro energie si uniscono livellandosi. Per energia intendo un concetto piuttosto vago che spazia dal calore alla posizione spaziale, ect.
Ma nel momento in cui due elementi vengono a contatto, essi formano un nuovo elemento composto con proprietà emergenti dalla relazione di due, e di fatto si sviluppa un processo sintropico.
Tuttavia, di tutte le combinazioni possibili poche portano poi ad una vera e propria evoluzione nel senso stretto del termine (immaginiamola come un'evoluzione, processo in cui la "selezione naturale" gioca un ruolo chiave), perciò la sintropia necessita di un elevatissimo numero di processi entropici prima di poter dare alla luce risultati considerevoli.
L'Uomo è uno di questi risultati.

Poichè i processi sintropici dipendono da quelli entropici, e abbiamo visto che questi ultimi diminuiscono sempre più, anche la sintropia terminerebbe col sopraggiungere della cosidetta morte energetica dell'Universo, condannando l'esistenza allo spegnimento.
La sintropia dipende quindi dalla quantita di processi, e quest'ultima dipende dall'entropia totale.

La domanda è allora se davvero è questa la fine ultima che si prospetta per l'Universo, o se forse c'è qualcos'altro che interviene per interrompere questo processo.
Un ulteriore questito potrebbe anche essere se esiste un limite nel processo sintropico, cioè se la complessità ha un confine invalicabile.

Già Godel ha dimostrato che almeno un limite c'è, cioè quello riguardante l'incapacità di un sistema di autopercepirsi come tale e quindi autoverificare in rapporto a se stesso la propria veridicità. Godel ha dimostrato per via logica che la costruzione di una intelligenza artificiale che sia come noi è impossibile, proprio perchè ha evidenziato il fatto che solo un numero infinito di sistemi uno sopra l'altro potrebbe portare a quel tipo di verità, poichè con uno sviluppo finito si arriverebbe ad un sistema finito e quindi non autopercipiente.
Questo porta a sua volta a un'interrogativo : questo fatto dimostra l'esistenza dell'Anima, cioè ponendo l'autopercezione come proprietà posseduta solo dall'assoluto ed ammettendo che l'Uomo la possegga, afferma che l'Uomo ha qualcosa di assoluto?
Oppure agisce al contrario, cioè partendo da un punto di vista neo-darwiniano nega la trascendenza dell'Uomo e quindi nega la sua capacità di autopercepirsi, riducendola ad un'illusione ben congeganta ma comunque finita?

Oltre a ciò, sarebbe interessante anche approfondire il concetto di evoluzione, di entropia e di sintropia, argomenti che sembrano nascondere molto più di quel che appare.
 
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canefantasma
view post Posted on 26/8/2007, 16:53




Se la complessità ha un limite, che succede al suo raggiungimento?
Si supera un valore soglia capace di scatenare un processo di autogenerazione energetica, di entropia contraria?
Tesi dell'universo a fisarmonica.
 
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Quell'uomo
view post Posted on 26/8/2007, 17:06




Penso che il discorso in questione comprenda anche una riconsiderazione del principio di conservazione dell'energia. Se manteniamo tale principio vero, allora un "anti-entropia", anche se fosse possibile, porterebbe ad un "anti-sintropia", e ora proverò ad argomentare questa tesi.

L'Universo, nella sua globalità, ha un energia finita (ammesso e non concesso che l'Universo stesso sia finito). Poichè tale energia tende a livellarsi, maggiori sono le differenze energetiche, maggiore sarà la durata del processo entropico. Con l'aumento del'entropia però diminuiranno inevitabilmente i processi entropici e quindi le differenze energetiche; la sintropia, dipendente da tali scambi energetici, aumenterà sempre meno fino a fermarsi.
Se ammettiamo che ad un certo livello di complessità si arrivi ad invertire il processo entropico e ad aumentare i processi invece che a diminuirli, allora la conseguenza primaria di ciò sarebbe la suddivisione continua degli elementi che invece di stabilizzarsi e tendere l'uno all'altro diverrebbero separati e sempre più distinti.
Forse tale "disgiunzioni" sarebbero comunque processi sintropici (anche se su questo ci sarebbe da discutere) ma anche se fosse prima o poi l'entropia raggiungerebbe lo zero e l'energia sarebbe completamente distinta, quindi giungerebbe al termine anche la sintropia.
L'unica possibilità sarebbe allora un ulteriore "inversione" che porterebbe nuovamente ad un aumento entropico, e il tutto si concluderebbe con uno sviluppo ciclico.

Per onor di cronaca però preciso che non credo che l'entropia sia invertibile; la mia speranza è che ci sia un ulteriore processo logico (forse già di per sè intuibile ma non ancora scoperto dalla mente umana) che possa in qualche modo "compensare" (fermare o rallentare) la morte energetica dell'Universo.
 
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Wahrer Tod
view post Posted on 26/8/2007, 18:52




Bellissimo Articolo! Ti faccio proprio i miei complimenti :) Un articolo davvero interessante e che mi serve anche per un articolo che sto preparando, mi concedi di farti alcune domande per comprendere meglio quando da te detto e poter io scrivere il mio articolo?

Hai esplicato benissimo sarà la situazione, ma in effetti mi interessa molto di più, come è cominciata. L'entropia è sempre in costante aumento no? Mentre l'energia è stabile giusto? Ora, quando l'universo nacque, l'entropia era al minimo no? Quindi è giusto quello che mi spiegarono: le quattro forza dell'universo all'inizio si equilibravano?

Grazie Mille delle Risposte :)
 
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Quell'uomo
view post Posted on 27/8/2007, 14:36




Effettivamente la questione dell'origine dell'Universo da un punto di vista entropico risulta essere molto interessante, anche ma non solo dal punto di vista filosofico.
Prima di parlarne però è meglio descrivere brevemente, per chi fosse digiuno di tali argomenti, le forze che, nella fisica attuale, sono considerate le fondamenta della scienza.
Tali forze sono la gravità, l'elettromagnetismo, la forza nucleare forte, la forza nucleare debole.
Tralasciando specifiche spiegazioni che sarebbero superflue per una trattazione filosofica del problema, possiamo però dire che la maggior parte della comunità scientifica odierna pensa che queste forze fossero un tuttuno durante i primi istanti di vita dell'Universo.

Ora, l'interrogativo che ci potremmo porre è il seguente : se all'origine dell'Universo la situazione era già equilibrata, cioè concentrata in un unico punto ed istante, allo stadio più equilibrato che si possa ottenere, che motivo può aver spinto tale equilibrio entropico all'esplosione?
Molti di noi immaginano la concentrazione di materia prima del cosidetto Big Bang come ad un punto superdenso e superenergetico nello spazio, mentre in realtà lo spazio stesso era ridotto ad un punto ed il tempo ad un istante. Non c'era ovvio motivo per un tale deflagrazione, almeno non dal punto di vista entropico.
Chiaramente, se lo spazio si fosse espanso, allora di conseguenza quel punto sarebbe esploso, poichè avrebbe cercato di riequilibrare tutto quello spazio vuoto che si era creato.
Tuttavia, i fisici moderni ritengono che lo spazio doveva essere incurvato su se stesso e ridotto ai minimi termini per la grande forza gravitazionale di quella che potremmo definire una Pangea cosmica.

Immaginare la situazione entropica di quei momenti non è certo facile ed ancor meno fare ipotesi su quella sintropica, tuttavia penso che ci dev'esser stato qualcosa in grado di espandere lo spazio poco prima del Big Bang; in questo modo si può con un pò di ingegno spiegare il perchè dell'esplosione.
Poichè dopo l'espansione dello spazio la situazione entropica si ribaltò, cioè non c'era più equilibrio ma l'energia era concentrata in un unico punto in mezzo ad un immenso spazio vuoto, allora la tendenza entropica ha fatto si che l'energia, nel "disperato" tentativo di equilibrare l'Universo, si sia espansa, di fatto "esplodendo", a velocità paurose e decretando quindi l'inizio del processo entropico che tuttora è in corso oggi.

Ovviamente la mia è solo una supposizione, ma credo che non sia poi così impossibile immaginare una situazione simile.
Resta però da spiegare quale evento possa aver causato l'espansione primordiale dello spazio; c'è chi direbbe Dio, altri propenderebbero per una visione ciclica, altri ancora bollerebbero il problema come questione "metafisica" e non scientifica.
Per quanto mi riguarda, la vera ricerca non si conclude mai e trova il suo significato solo nel suo stesso svolgersi ed attuarsi.

Come disse il grande matematico David Hilbert : "Wir müssen wissen. Wir werden wissen."

"Noi dobbiamo conoscere. Noi conosceremo"
 
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Wahrer Tod
view post Posted on 27/8/2007, 16:05




Grazie Mille della Risposta! Veramente Chiara e Precisa :) Faccio solo una nota, che forse potrebbe interessare, per chi non conosce il tedesco: Mussen, è il dovere costrittivo (Nel senso di costretto fisicamente) ;) contrapposto invece al dovere morale (Il Famosissimo Sollen)

Grazie Mille!
 
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canefantasma
view post Posted on 28/8/2007, 19:27




Mi chiariresti il discorso relativo alla "complessita" in quanto aumento delle proprietà emergenti.

Possiamo postulare l'avvento della definitiva proprietà emergente, cioè della costituzione ultima coincidente alla sintropia massima?
 
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Quell'uomo
view post Posted on 28/8/2007, 19:50




Approfondisco ben volentieri la spiegazione riguardante le proprietà emergenti, uno degli argomenti fondamentali della cibernetica, scienza ancora giovane ma carica d'aspettative.
Inanzitutto, definiremo proprietà come la capacità di un'oggetto di svolgere un determinato scopo all'interno di un sistema finito. Per fare un esempio molto banale, una mela, nel sistema sociale umano, svolge anche una funzione nutritiva, quindi gode della proprietà di essere commestibile.
Come potrai notare, le proprietà non sono qualità "oggettive" completamente scisse dalla realtà esterna, bensì sono relative e strettamente dipendenti dal tipo di realtà circostante.
In un mondo di cyborg, la mela non godrebbe della proprietà di essere commestibile.
Oltre a queste proprietà dipendenti, potremmo definire proprietà "teoricamente" indipendenti, quali la massa, il volume, la composizione, ect. In generale, possiamo definire indipendente la quantità di energia di un elemento, che sarà la sua proprietà fissa.
Tutto le restanti caratteristiche saranno solo relative all'ambiente esterno.

Chiarito questo, possiamo passare ad una più accurata spiegazione dello sviluppo di proprietà emergenti.
Dato un oggetto qualunque A, all'interno di un certo sistema B egli godrà di diverse proprietà relative a B. Ora, nel momento in cui l'oggetto A interagirà con un altro oggetto C, si creerà un elemento "immaginario" corrispondente alla relazione A-C. L'interazione stessa diverrà un ulteriore elemento e godrà anch'essa di diverse proprietà. Tra le proprietà di A-C ce ne saranno alcune che non apparteranno ne ad A ne a C, ma saranno solo frutto dell'interazione.

Per fare un altro semplice esempio, se prendo dei tasselli di legno, essi godranno singolarmente di diverse proprietà relative (per esempio potrei usarne uno come fermacarte); se li unisco potrei però ottenere una scala, che godrà di proprietà emergenti che i tasselli singoli non possedevano.
Questa "creazione" di proprietà è possibile perchè tali proprietà non dipendono strettamente dall'oggetti quanto dal sistema in cui esso esiste.


Per quanto riguarda la sintropia massima, sembra che ragionando per via matematica essa non sia possibile, poichè il suo quantitativo potrebbe essere virtualmente infinito.
Tuttavia, dato che prima o poi l'entropia raggiungerà il suo apice spegnendo l'Universo (sempre che un nuovo processo non venga scoperto) allora quel limite sarà anche il "confine" sintropico, ma solo perchè non ci sarebbe più energia da sfruttare nel processo.


Spero di non essere stato troppo oscuro, se hai bisogno di altri chiarimenti domanda pure :).
 
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Farvat
view post Posted on 30/8/2007, 19:35




Il tuo post "dell'uomo" è molto bello, sei riuscito in modo chiaro a spiegare concetti che in effetti dovrebbero essere bagaglio culturale di tutti, ma che a causa della crescente specializzazione non sono spesso noti, anche se in linea teorica dovrebbero. Un poco è colpa del fatto che i programmi scolastici sia in chimica che fisica sono fermi al primo dopoguerra, soprattutto in un paese come questo dove la cultura scientifica latita, quella filosofica non ne parliamo... Insomma tu hai servito molti assaggi appetitosi, l'invito è di sedersi a tavola ed ordinare, visto che la letteratura che spazia in questo genere di cose non manca proprio.



CITAZIONE
La sintropia è una tendenza che sembra andare in parallelo all'entropia e che anzi è strettamente legata a quest'utlima. Ora spiegherò perchè.

L'entropia entra in atto quando due elementi vengono a contatto; in tale momento le loro energie si uniscono livellandosi. Per energia intendo un concetto piuttosto vago che spazia dal calore alla posizione spaziale, ect.
Ma nel momento in cui due elementi vengono a contatto, essi formano un nuovo elemento composto con proprietà emergenti dalla relazione di due, e di fatto si sviluppa un processo sintropico.
Tuttavia, di tutte le combinazioni possibili poche portano poi ad una vera e propria evoluzione nel senso stretto del termine (immaginiamola come un'evoluzione, processo in cui la "selezione naturale" gioca un ruolo chiave), perciò la sintropia necessita di un elevatissimo numero di processi entropici prima di poter dare alla luce risultati considerevoli.
L'Uomo è uno di questi risultati

Anni fa ebbi la fortuna di recarmi qui a Torino dove risiedo, ad un convegno dove era ospite il premio nobel per la biochimica Ilia Prigogine, uno dei padri della teoria del Caos. Per quanto il dibattito risultasse alla fine deludente, quelle che non fu messo tanto in luce era che egli guidava un movimento scientifico filosofico che aveva trovato una strada intermedia tra l'ottimismo Bergsoniano ispirato all'élan vital (slancio vitale) e il pessimismo dell'evoluzionismo neo Darwiniano che vedeva in Monod il suo principale ispiratore.
La tua spiegazione del processo sintropico da una parte mantiene le caratteristiche del gradualismo Darwiniano che procede verso la complessità biologica in modo continuo, ed associ tale interpretazione, ad un progresso triadico che ricorda molto quello Hegeliano, cioè tesi-antitesi rappresentato dal processo entropico, che procede necessariamente verso una sintesi, che tu indichi come complessità con caratteristiche emersive.
Ora sebbene questa interpretazione è suggestiva, a suo modo elegante e si leghi bene filosoficamente a ciò che nella storia del pensiero occidentale è stato già sostenuto (avrà fatto felice Ego?), temo di dover manifestare alcuni dubbi a tal proposito. Non tanto per le tue conclusioni generali che in gran parte mi sento anche di condividere e nemmeno per la cavalcata che hai compiuto, magari forse un po troppo forsennata ma certo inebriante, ma perché tutto si regge su ipotesi un pochetto claudicanti.
Vedi quando a metà dell'ottocento, i principi di conservazione quantitativi che avevano retto così bene in chimica, furono applicati ai processi termodinamici sorse il problema che qualcosa
nel processo di trasformazione tra energia termica e meccanica andava perduto. Era stato scoperta l'entropia, che era un processo squisitamente qualitativo, la scienza aveva fatto un passo avanti inaudito, aveva scoperto una possibile spiegazione meccanicistica del divenire. L'applicazione cosmologica del secondo principio della termodinamica comportava che l'universo appariva come un motore che conserva se stesso in termini quantitativi, ma che si consumava in termini qualitativi.
Il modello portava a propendere per due conclusioni:

1)L'universo doveva essere interpretato come un sistema chiuso e quindi finito (bye bye antinomia kantiana)

2)L'universo avrebbe consumato se stesso in una gelida morte.

L'impatto psicologico di queste due notizie, soprattutto la seconda avrebbe dovuto scuotere l'opinione pubblica, aprire grandi dibattiti, ma con sorpresa, nello stesso periodo un certo Charles Darwin era sbarcato dal Beagle ed aveva pubblicato un libro che stava scuotendo l'intero mondo vittoriano. La cosa appare sorprendente, perché la visione pessimistica della termodinamica risultava assai ammansita dalla teoria dell'evoluzione. Ma la mentalità ristretta fideista, il preteso antropocentrismo non accettavano che l'uomo dotato di anima immortale, fosse mischiato al mondo naturale che la gente vedeva negli zoo e nelle campagne. Darwin invece che aveva viaggiato aveva scorto un mondo naturale meravigliosamente bello, che non era lì solo perché l'uomo lo guardasse e se ne servisse, era li per sé. Poco importava che da quanto si evince egli fosse un credente e sostenesse che l'evoluzione avrebbe condotto ad una perfezione biologica.
Come si può vedere il dualismo sintropico-entropico è una posizione piuttosto vecchia, tant'è che quando l'evoluzione fu integrata all'interno del mondo scientifico alcuni biologi francesi colti dall'entusiasmo coniarono l'élan vitale cioè videro nell'evoluzione un principio vitale (Dio) che dal di dentro governava e spingeva la vita biologica verso l'alto, tesi che ispirò molto Bergson a tal punto che in punto di morte pare abbia sussurrato "l'universo è una macchina che genera Dei...".
Il signor Russell nel suo ateismo, mi sembra di aver letto in suo scritto qualcosa come :"se è così lavora davvero male" (detto con parole mie, ma dal buon Bertrand è credibile)
Ho fatto tutto questo semplicistico excursus storico, per come io lo conosco, per portarti qui. Prendere la tua teoria, spalmarla sulla fetta biscottata, lasciarla inavvertitamente cadere, e come il cinico Murphy insegna, vederla in genere, spiattellarsi a terra dal lato imburrato, con la tua teoria tra il pane ed il pavimento.
Ilia prigogine divenne famoso, per la scoperta dei "sistemi dinamici dissipativi", ovvero i sistemi complessi funzionano secondo la sua interpretazione in questo modo, in genere sono stabili, finché entrano in crisi per un sovraccarico di energia materia o informazione, Crisi in greco vuol dire bivio, due strade o si evolve verso una nuova forma di autorganizzazione in grado di gestire il sovraccarico (dissipazione) in un nuovo stato di equilibrio o crolla verso uno stato meno organizzato.
Due vie, Acceso o spento, o Vita o Morte.
Se ci pensi è molto più credibile di un processo graduale, continuo e teleologico, è molto più realistico, fa molto di più "esistenza". Il processo triadico è elegante ma è troppo lineare, troppo semplicistico nel rappresentare i processi della complessità, Si muta a seguito di masse critiche, che generano nuove cristallizzazioni, se i processi nascessero dal semplice incontro tra due elemnti che come sostieni vengano a contatto, il risultato sarebbe una medietà. e' pur vero che se mischio il caffè ed il latte ottengo il caffèlatte, ed è vero che esso è emerge dai due elementi costitutivi, ma questo a mio modo di vedere non è sufficiente a giustificare la progressione sintropica. Bisogna invece cercare gli stadi lontani dall'equilibrio, solo dove la tensione si fa massa critica, lì sorge il nuovo, li la creatività ha la possibilità di esprimersi.
Kurt Godel, mori di fame, lo trovarono ranicchiato nel suo letto, in posizione fetale. non mangiava per timore di essere avvelenato, il suo cervello geniale era ossessionato dal lato metalinguistico, dall'aspetto recondito della realtà, lo uccise la paranoia, ma dietro cosa c'era? Overload...
Il suo lavoro forse dimostra che non possiamo creare macchine autocoscienti, ma non dice affatto che esse non possano divenirlo, autonomamente, perché noi abbiamo messo insieme le condizioni perché l'autocoscienza si manifesti emergendo per propria autorganizzazione. Se lo siamo divenuti noi perché non può accadere a loro?
Chi investe di più nell'AI, la Nasa e chi altro? L'industria militare... Perché la guerra non la vuole fare più nessuno, e allora perché non farla fare a loro. Solo che se accadesse che per incidente, qualcuna di quelle macchine non volesse più morire, che farebbe?
Io ogni tanto penso che ai filosofi del futuro potrebbero aprirsi parecchie opportunità di lavoro... come... domatori di leoni.

attendo replica.

p.s. comunque ripeto il tuo scritto mi è piaciuto molto.

Edited by Farvat - 31/8/2007, 11:59
 
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Quell'uomo
view post Posted on 31/8/2007, 20:58




Le tue argomentazioni sono molto interessanti e devo infatti ammettere di aver un pò troppo semplificato il processo generativo della realtà.
Il processo entropico-sintropico è effettivamente molto più complesso di quel che può trasparire da una descrizione sommaria di esso.

Prima di tutto vorrei chiarire il concetto di entropia, al quale vengono fatte corrispondere diverse definizioni; quella che ho trovato più spesso si rifà al concetto di ordine definendo un sistema tanto più entropico tanto più è alto il suo "disordine", cioè la non-organizzazione degli elementi che lo compongono. Disordine rappresenta a sua volta la "differenza", quindi un sistema disordinato è costituito da molte differenze energetiche.
Ilya Prigogine studiò e scoprì le cosidette strutture dissipative che spiegano il funzionamento energetico di sistemi termodinamicamente aperti (cioè non isolati) e affermò che in tali sistemi l'entropia "specifica" può diminuire; ciò avviene quando il sistema arriva ad un punto critico e, come hai detto tu, lo sviluppo arriva ad un bivio, tra organizzazione e disordine. Se questo processo opta per l'organizazzione, allora l'entropia specifica calerà mentre se scenderà nel disordine l'entropia aumenterà. Tuttavia, nonostante l'entropia specifica subisca un decremento, essendo il sistema termodinamicamente aperto si ha uno scambio costante di energia con l'esterno e per promuovere la spinta "organizzativa" del sistema l'entropia totale deve causare una forte differenza energetica con conseguente degradazione dell'energia.
Alla fine non è molto diverso dal processo semplicistico di entropia/sintropia e di fatto nell'aumento sintropico del sistema concorrono più elementi che interagiscono tra loro in maniera entropica.
Ovviamente la struttura dissipativa non può essere applicata all'intero Universo poichè esso o è un sistema infinito (e quindi non aperto ad "altri") oppure è finito e quindi isolato.
Si può dire che il processo dissipativo descritto da Ilya sia la descrizione delle singole unità entropiche/sintropiche che regolano lo sviluppo dell'Universo.

Oltre a ciò, vorrei precisare che la sintropia da me descritta non è un processo graduale e "sicuro" bensì uno sviluppo legato alla "fortuna", cioè alle probabilità che una certa aggregazione di elementi porti ad un elemento "positivo", cioè in grado di progredire ulteriormente.
Tu dici che la medeità non può giustificare la sintropia attuale, ma questo perchè vedi le cose troppo in "grande", cioè ridotte alla generalità. In realtà non si raggiunge sempre un punto medio, e comunque gli elementi in ballo sono così tanti da rendere impossibile una previsione semplice dell'evoluzione degli eventi.
Migliardi di elementi reagiscono migliardi di volte e generano uno sviluppo sintropico imprevedibile, quindi qualsiasi siano le leggi che regolano quest'utlimo è impossibile negare o confermare qualsiasi teoria, in quanto a quei livelli di complessità gli errori concettuali sono difficilmente identificabili.

Tornando a Godel, tu dici che il fatto che noi siamo divenuti autocoscienti dimostra che un'ipotetica IA può diventarlo autonomamente.
Questo tira in ballo il problema di fondo della questione, che è : "cosa siamo veramente noi?".
Se davvero ci siamo evoluti partendo da sistemi finiti di elementi, com'è possibile che abbiamo raggiunto l'autopercezione? ma sopratutto, l'abbiamo veramente?
So che alcuni sbadiglieranno dinanzi a tale vecchissimo interrogativo, ma il teorema di Godel rimanda in auge questa questione, poichè se un teologo potrebbe usarlo per confermare l'Anima, un positivista direbbe sicuramente che invece tale teorema nega la trascendenza umana.
Non è affatto detto infatti che l'Uomo, in quanto sistema finito di elementi, abbia acquisito una capacità che solo un sistema infinito, o in relazione trascendentale con esso, potrebbe acquisire.



 
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Farvat
view post Posted on 4/9/2007, 15:37




CITAZIONE
Prima di tutto vorrei chiarire il concetto di entropia, al quale vengono fatte corrispondere diverse definizioni; quella che ho trovato più spesso si rifà al concetto di ordine definendo un sistema tanto più entropico tanto più è alto il suo "disordine", cioè la non-organizzazione degli elementi che lo compongono. Disordine rappresenta a sua volta la "differenza", quindi un sistema disordinato è costituito da molte differenze energetiche.
Ilya Prigogine studiò e scoprì le cosidette strutture dissipative che spiegano il funzionamento energetico di sistemi termodinamicamente aperti (cioè non isolati) e affermò che in tali sistemi l'entropia "specifica" può diminuire; ciò avviene quando il sistema arriva ad un punto critico e, come hai detto tu, lo sviluppo arriva ad un bivio, tra organizzazione e disordine. Se questo processo opta per l'organizazzione, allora l'entropia specifica calerà mentre se scenderà nel disordine l'entropia aumenterà. Tuttavia, nonostante l'entropia specifica subisca un decremento, essendo il sistema termodinamicamente aperto si ha uno scambio costante di energia con l'esterno e per promuovere la spinta "organizzativa" del sistema l'entropia totale deve causare una forte differenza energetica con conseguente degradazione dell'energia.
Alla fine non è molto diverso dal processo semplicistico di entropia/sintropia e di fatto nell'aumento sintropico del sistema concorrono più elementi che interagiscono tra loro in maniera entropica.
Ovviamente la struttura dissipativa non può essere applicata all'intero Universo poichè esso o è un sistema infinito (e quindi non aperto ad "altri") oppure è finito e quindi isolato.
Si può dire che il processo dissipativo descritto da Ilya sia la descrizione delle singole unità entropiche/sintropiche che regolano lo sviluppo dell'Universo.

Sono abbastanza d''accordo con le tue puntualizzazioni, che confermano la buona impressione che la tua esposizione del ricchissimo tema ha fatto in tutti.
Credo che anche Prigogine si sia posto le stesse problematiche che tu hai espresso, ed egli infatti estese le sue considerazioni rispetto al suo modello attingendo a piene mani sia dalla fisica Teorica e forse in maniera minore con la cosmologia. Il modello offerto dai sistemi dinamici dissipativi presenta in sé le caratteristiche del processo entropico che è appunto di natura diveniente, tant'è che la sua concezione della natura del tempo ne divenne il punto centrale. In termine filosofici diremmo che la visione di Prigogine è tendenzialmente eraclitea.
L'entropia è indicata come la principale candidata a fondare la natura del divenire nel senso che il fenomeno della transuenza del tempo si esprime nel cambiamento, senza che qualcosa cambi non c'è tempo.
Il maggior tesoro che Albert Einsten ci ha consegnato è quello di aver ricondotto la scienza e la filosofia a dover tornare a ripensare sia lo spazio sia il tempo in termini relazionali e non più come achitettonicamente assoluti, come Newton li aveva interpretati. Lo spazio e il tempo non sono dei teatri dove gli attori entrano ed escono recitando la loro parte, ma sono parte integrante dello spettacolo. Così anche se la fisica non sa distinguere il prima dal dopo, nel senso che analizza e descrive i fenomeni come perfettamente reversibili, proprio nell'entropia trova la porta che la conduce all'irreversibilità dei fenomeni complessi, cioè all'esperienza quotidiana che ognuno di noi fa dell'esistenza. Così come si usa dire il tempo assume una direzione, una "Freccia"; Noi per concezione psicologica e culturale consideriamo tale freccia in avanti dal passato verso il futuro, che è l'opposto di come i greci la interpretavano cioè invertita con il tempo "che ci prende alle spalle". L'entropia dice al fiume di scorrere dalla fonte alla foce, perciò quando vediamo un filmato in rewind esso ci appare in qualche modo surreale; Essa ci fa distinguere il prima dal dopo, introduce "l'adesso" ma ancora non ce ne parla, questo è il grande limite che secondo me hanno tutte le filosofie del divenire come quella di Prigogine, ma anche di quelle parmenidee. Non a caso Prigogine e Stephen Hawking erano in completa antitesi, uno non capiva l'altro, forse perché entrambi hanno smarrito il senso profondo dell'adesso, del presente, solo lì Divenire e Permanenza s'incontrano.

Sul problema che tu poni al modello dei sistemi dissipativi, rispetto all'antinomia Kantiana del cosmo come finito o infinito, inutile dire che la questione è tutt'altro che semplice. Credo che Prigogine rispose integrando la meccanica quantistica, per ragioni abbastanza ovvie, essa permette la creazione dal nulla, anzi direi che è una delle sue più stupefacenti proprietà. Questo risolve in parte uno dei problemi della concezione dell'universo come finito, nel senso che pur essendo chiuso esso si comporta come un sistema dinamico, infatti ha un inizio, si espande e si sviluppa, ma nella sua finitezza esso ha in sé i campi quantici, che garantiscono che le particelle elementari possano sorgere dal nulla. Per come la vedo io è un sistema chiuso ed aperto insieme, dove i fenomeni di autorganizzazione hanno caratteristica locale ed insulare, infatti notiamo che le galassie si formano aggregando la polvere cosmica dispersa, come arcipelaghi e atolli in un vasto oceano.
L'autoganizzazione sintropica è quindi un processo globale, ma che si esprime localmente, dove la vita e la coscienza non sono fenomeni accidentali ma un carattere emergente ed mio modo di vedere anche necessario. La mia è una concezione del principio antropico molto forte, molto alla John Wheeler cioè partecipativa. Che spettacolo desolante sarebbe quello di un teatro vuoto senza attori? Lo spettacolo teatrale deve necessariamente e logicamente averli.
 
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