Mente e Cervello, Ascesa e caduta del concetto di coscienza

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EgoTrascendentale
view post Posted on 5/10/2007, 13:25 by: EgoTrascendentale




CITAZIONE (Farvat @ 5/10/2007, 11:22)
Mi sembra invece che Husserl tenda ad una forma di idealismo che però lascia questa dualità, nel senso che l'errore che egli imputa a Cartesio è quello di aver comunque considerato il cogito, la sostanza pensate come particella del mondo, cioè includendola nel mondo naturale. Per Husserl se ho compreso bene l'io non è parte del mondo ma ne risulta separato, in questo senso la dualità Cartesiana non solo non si risolve ma si acuisce. L'io non solo è separato ma rigidamente senza presupposti, in questo caso, Husserl vira sensibilmente verso l'idealismo Fichtiano, perché un Io senza sfondo, è un Io assoluto, è L'Assoluto.

No l'idealismo husserliano respinge in maniera netta e decisa la cesura dualistica. anzi, un giorno Gadamer [cfr: il movimento fenomenologico] arrivò ad affermare che Husserl parli di idealismo fenomenologico in un senso estraneo alla tradizione filosofica.
e la riprova di ciò consiste nel fatto che a partire da Husserl è possibile etichettare il problema della realtà esterna come "pseudoproblema" dal momento che la posizione husserliana permette di gettare discredito alla dicotomia "idealismo/realismo".
per Husserl, ho spesso ripetuto, l'essere è tutto ciò che appare.
nel pensiero comune solo ciò che è può apparire.
ma stando a questa posizione si finisce nell'intraprendere la strada di cartesio: dubito di tutto perchè ci può essere quel gran bricconcello del genio maligno che si diverte a beffarsi di me.
nella fenomenologia le cose stanno al contrario: qualsiasi cosa sia in relazione con me è cmq una apparenza indubitabile:
se cartesio non si fondasse su questa considerazione (seppur inconsciamente) non potrebbe dubitare di ciò che gli appare.
provo a dirlo meglio: cartesio vede un cane e ci applica il dubbio metodico.
A) per dubitare del cane io devo aver un agglomerato di notizie (tu parleresti di informazioni credo) tali da poter dire: alt, c'è qualcosa che non va, questo cane potrebbe essere frutto del genio maligno.
ma come fa il genio maligno ad ingannarmi su qualcosa che non è?
dire che questo cane è un fantasma non significa che è, che in qualche modo certamente è?
senza dubbio. ma posso negare che io dico che questo cane è fantasma, reale, vero, finto, bello brutto ecc, se non tramite l'apparizione di questo essere?
cartesio ritorna a bomba: il genio maligno astuto ed ingannatore! attenti! attenti!
ma Husserl risponde: se non ti apparisse non ci potresti dubitare di sto cane!
quindi l'essere formale mi è dato da un apparire sostanziale.
ergo, se qualcosa mi appare sicuramente è, se è non è detto che appaia.
ma nel contemplare l'"ipotesi" <<se è non è detto che appaia>>, io sto facendo "apparire" questo essere. in che modo?
nel modo di un'ipotesi! :o:

B) il mio dubitare stesso deve essere esente dall'analisi del dubbio. anche perchè si innesca l'argomento del terzo uomo. cartesio in effetti non avrebbe mai potuto attuare un'analisi egologico-trascendentale poichè gli mancava l'idea di una egologia piena e concreta completamente autonoma non tanto dal punto di vista ontologico - com'è avviene chiaramente in Fichte (L'io penso è il creatore della Realtà) - dal punto di vista metodologico.
nella Idee Husserl ha asserito che l'idealismo è necessario alla fenomenologia perchè l'oggetto della fenomenologia non è la cosa come tale in senso ontologico (alla maniera degli empiristi e dei positivisti) ma nel senso in cui la cosa si da nella conoscenza, ma non c'è una conoscenza che non abbia un saputo.
così come il "saputo" non è l'oggetto scevro della conoscenza ma è una sintesi tra le forme pure dell'intelletto (le 12 categorie di kant per intenderci) l'apriori materiale (i presupposti metodici alterano i fenomeni) e quindi anche il modo in cui la cosa ci si "prospetta".
se la cosa ci si prospetta attraverso il microscopio è chiaro che è necessaria una analisi anche del microscopio poichè esso è il "mezzo" attraverso cui l'oggetto si costituisce come oggetto.
ma mentre per Husserl tutto ciò è ancora "conoscenza", per Heidegger significherà che le cose come sono, l'essere delle cose, si da in una dimensione pragmatica antecendete ad ogni contemplazione teorica.
da qui le differenze tra Husserl e Heidegger, su cui mi son già espresso e lì ti rimando.
per Husserl la conoscenza è la forma più generale della relazione tra l'io e il non-io.

e quando ho chiuso tutto dentro la relazione "conoscenza" (ecco perchè "idealismo trascendentale") ho risolto il dualismo proprio nel "tra" di "relazione tra", nel "direttamente alle" di "direttamente alle cose stesse".
e del resto se andiamo a guardare le analisi sulla conoscenza portate avanti da Husserl si nota come queste abbiano sempre più finito col coincidere con la celebre espressione "intenzionalità".
anche se Husserl ha riconosciuto nella Krisis delle forme diverse di intenzionalità, vero è che man mano ha allargato gli orizzonti della conoscenza come tale.

CITAZIONE (Farvat @ 5/10/2007, 11:22)
Ora qui potrebbe anche fare la sua comparsa Nietzsche e domandare sornione da buon maestro del sospetto se siamo proprio sicuri che L'Io, il cogito non abbiano sfondi ne presupposti, se questa soggettività di cui noi facciamo vanto come idea chiara e distinta non sia invece una sovrastruttura linguistica, se la concezione che noi abbiamo di noi come esseri intenzionali non sia invero il modo entro cui i sistemi di potere ci hanno educato nella morale del gregge, sotto il bastone della colpa, perché solo nell'intenzionalità è possibile essere giudicati come colpevoli.
Poi potrebbe farsi avanti Freud (che tra l'altro seguì anche lui le lezioni di Brentano) e sostenere che quell'io non è affatto vero che non ha dei presupposti, anzi quella finestra che chiamiamo soggetto ha almeno tanto mondo inconscio dentro di lui di quanto ne abbia fuori di lui e che di quegli stati mentali che crediamo di conoscere così bene, sono in verità piuttosto confusi, ma soprattutto quell'intenzionalità crediamo di poter dirigere, non siamo sempre noi ad avere il timone in mano. Di li a dire che la nave della soggettività naviga per i fatti suoi il passo è breve.

d'accordo. ma la lingua siamo sicuri che ci parli e basta?
io credo che noi stessi modifichiamo la lingua in base a quell'inspiegabile "voler-dire".
e già Husserl nel 1901 assicurava che se "vogliamo dire" è perchè della cosa non riusciamo mai a dire abbastanza...

del resto ti faccio notare che proprio da Brentano, Freud si indirizza verso una nuova realtà, verso il continente nero che è l'inconscio.
Husserl invece prova ad abbattere quello che freud chiamerebbe "principio di Realtà" proprio perchè l'essere è tutto ciò che appare...
ma pensa te... :shifty:

CITAZIONE (Farvat @ 5/10/2007, 11:22)
Non è tanto che Husserl con la sua separazione da lui operata tra Ego psicologico ed Ego trascendentale sfugga completamente a queste asserzioni, perché il termine intenzionalità ha un significato ambiguo, ovvero tecnico per Brentano, cioè nel senso che la coscienza ha sempre un contenuto, ma anche può significare fuori dalla fenomenologia un agire volontario e appunto "intenzionale". La vera questione della soggettività è tutta qui, io posso accettare l'accezione fenomenologica di intenzionalità e con tutta tranquillità negare l'altra; la coscienza può avere degli oggetti su cui si dirige, ma l'io è solo parte di un meccanismo e quindi un'illusione, è qui secondo me che si dovrebbe svilluppare il discorso.

aspetta aspetta!
per Husserl intenzionalità non vuol dire affatto intenzione!!!
questo concetto Husserl lo ereditò da Brentano. ma mentre quest'ultimo lo aveva ripreso dai medievali (l'int. è il rapporto tra la cosa e la definizione linguistica [concetto]), Husserl introducendo l'idea di una conoscenza come relazione tra l'io e le cose, asserisce che questo "intendere" è un "tendere-a", un andare verso la cosa.
ma verso la cosa ci va non la definizione, ma l'io!
un riflesso incondizionato è per husserl certamente tanto intenzionale quanto la premeditazione di un omicidio!
cambia appunto la modalità di questo riempimento della coscienza!
nell'espressione "coscienza-di" il "di" è l'intenzionalità!!
ecco perchè la coscienza è interamente coscienza, ecco perchè l'essere è sempre apparizione e l'apparizione è sempre per l'io.
poi ci sono gradi e gradi di apparzioni...
ad esempio io sogno di sognare.
il sogno come tale è sempre lo stesso, eppure ci sono differenze "fenomenologiche" di cui tener conto, un sognare come tale, ed un sognare "sognato". ecc.
questo ragionamento ci conduce alla parte finale del tuo discorso...
 
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5 replies since 2/10/2007, 09:27   154 views
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