GiuseppeMP |
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| 1) la volontà di potenza non è per niente potenza di fare (perché il far qualcosa è contraddittorio, impossibile, proprio perché tutto è già in atto), ma è volontà che vuole attuare l'inattuabile.
2)Heidegger non c'entra. La differenza ontologica di cui parlo è la differenza tra il Tutto concreto e sé in quanto astrattamente posto.
3)La volontà che non è volontà di potenza è la potenza autentica, cioé la volontà che va verso ciò che essa stessa sa già di avere ottenuto : io vado verso il domani perché so che il domani e tutto il suo contenuto sono necessari. Un ente è in potenza non nel senso che deve ancora attuarsi, ma nel senso che il suo essersi già da sempre attuato non appare ancora nel processo dell'essere nell'apparire parziale di sé
4)Quando dovesse accadere il superamento della contraddizione della volontà di potenza, questa contraddizione non sparisce, bensì appare concretamente, nel suo essere per sempre superata. Il superamento della totalità assoluta dell'errore, invece, non può ac-cadere, perché in esso appare già tutto ciò che può accadere; e quindi, non essendo qualcosa che può accadere, e non potendo essere qualcosa che appaia finitamente, appare allora nel suo essere il Tutto concreto. Il Tutto concreto, cioé il legame tra ogni ente (passato-presente-futuro), appare sempre, ma appare insieme al suo contraddicentesi esser sé, che è la finitezza stessa delle sue infinite parti.
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