Sgubonius |
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| CITAZIONE (kinglizard @ 2/7/2009, 04:10) Dice Deleuze, in Nietzsche e la filosofia: "intendere l'espressione "eterno ritorno" come ritorno del medesimo è un errore, perchè il ritornare non appartiene all'essere ma, al contrario, lo costituisce in quanto affermazione del divenire e di ciò che passa, così come non appartiene all'uno ma lo costituisce in quanto affermazione del diverso o del molteplice. In altre parole, nell'eterno ritorno l'identità non indica la natura di ciò che ritorna, ma, al contrario, il ritornare del differente; perciò l'eterno ritorno deve essere pensato come sintesi: sintesi del tempo e delle sue dimensioni, sintesi del diverso e della sua riproduzione, sintesi del divenire e dell'essere che si afferma nel divenire." Questo è l'unico vero punto da discutere dell'eterno ritorno, il punto su cui Heidegger ha sbagliato tutto nella sua interpretazione di Nietzsche e su cui molti altri hanno travisato la Differenza che si era definitivamente instaurata in seno al pensiero. Da deleuziano non posso che concordare, e rilanciare dicendo che fra queste due letture (eterno ritorno dell'uguale e del differente) passa tutto l'abisso di due modi d'esistenza totalmente diversi: l'uno metafisico da platone a hegel, l'altro della differenza da Eraclito ad Heidegger/Deleuze/Derrida e via dicendo. Vedere nell'eterno ritorno il sigillo per una terra totalmente deterritorializzata e ridotta a puro piano di immanenza è senza dubbio l'operazione più difficile, ma anche la più gravida di potenzialità.
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