Etica/Morale...atea?

« Older   Newer »
  Share  
The Shrike
view post Posted on 24/8/2010, 15:57




CITAZIONE
li statuti hanno sempre a che fare col problema morale, proprio perché si può realmente ubbidire ad una legge immanente solo votandola, accettandola, quindi solo se la si ritiene giusta, cioè in qualche modo quando c'è stata libertà di avvallare lo statuto.

Ok, ma il problema è che rimane comunque un giudizio di valore. Esula dalla verificabilità.

CITAZIONE
Spinoza, Nietzsche e Deleuze. Non sempre i 3 coincidono (per esempio sulla democrazia), ma c'è di fondo sempre l'idea che per svincolare una legge dalla morale la si deve portare al livello di un destino o di una necessità. Certo qui siamo nel campo dell'etica, della scelta individuale, non è correttissimo pensare al giusnaturalismo.

Si, ma questa posizione storicistica, per così dire, semplicemente fa scomparire il razionalismo giusnaturalistico, non lo risolve affatto; semmai lo cammuffa

CITAZIONE
Va da sè che il concetto di "diritto" sia civile che penale riguarda unicamente la morale, che altro non è che la cementificazione sociale e la conseguente stesura dei suoi concetti principali in codici e leggi, con colpe effettive e relative pene da espiare, mentre l'etica è la lista delle norme interne che si dà un "ente", piuttosto che religione o un qualunque consesso di persone, od anche un singolo soggetto

Per il diritto penale, non ci piove. Tutti i libri di teoria generale iniziano sempre asserendo che è quasi impossibile slegarlo dalla morale (il classico esempio è la pedofilia: nessun motivo né logico né scientifico dovrebbe rimbroverarla (infatti i greci ed i romani non lo facevano), ma la morale cristiana in questo ha influito). Ma sul diritto civile sono solo parzialmente d'accordo. Certo, sicuramente la morale può entrare nei concetti di buona fede ed affidamento, nel diritto del lavoro e del consumatore; ma trovo assai arduo pensare ad un diritto commerciale morale, i traffici commerciali sarebbero completamente paralizzati! Ancora, cosa mi dice la moralità sul diritto di proprietà? Sui modi di acquisto della proprietà? Sulle successioni mortis causa? Sui diritti reali di godimento? Sul diritto contrattuale? Sul diritto creditizio? e così via. Essendo un diritto piuttosto tecnico, dovrà sempre prevalere la ragione della sua certezza sulla morale (e con ponderazione: tra un'ingiustizia minore e la distruzione dell'economia, è preferibile la prima).

CITAZIONE
Il nostro codice, ad esempio punisce la poligamia poichè di stampo cristiano, quello dei paesi musulmani no, in quanto la loro religione lo consente, piuttosto direi che il codice civile discende, se vuoi indirettamente, dall'etica religiosa vigente in tal paese, ma da questi metterci in mezzo dio ce ne passa!!

Il nostro codice punisce la poligamia poiché la tradizione giuridica romana (ma anche greca) era monogamica. Il motivo è logico: assicurare la certezza della prole. Poi semmai, i romani ammettevano le concubine, che però non erano al livello della moglie. Il Cristianesimo ha esaltato il matrimonio, ma perché, eliminando la schiavitù, ha esaltato il ruolo dell'unica moglie.
Storicamente, invece, la poligamia di molte popolazioni, nel nostro caso quelle arabe, ha da un lato cause scientifiche (periodi in cui le donne erano in numero superiore a quello degli uomini) e dell'altro per cause ideologiche (il messaggio di conquista di maometto [conquista, non conversione] non può essere ignorato; bisogna vincere gli infedeli e non dialogarci).
Quindi potremmo anche dire che il diritto penale (che vieta la poligamia) ha un fondamento storico/ideologico e non morale.

CITAZIONE
Il diritto internazionale, quello che ti consente di andare ad infilare il naso in altri paesi, da dove trae la propria morale?

Da un lato dalla consuetudine (dei paesi europei) e dall'altro dai trattati che esso pone. Altro livello è la sanzione internazionale, spesso inesistente, che per lo più è di biasimo (alcune volte estremamente forte, come quelle del Consiglio d'Europa).

CITAZIONE
E' ovvio, dal cristianesimo, essendo i maggiori paesi, i più ricchi,

Eppure, il padre del diritto internazionale, Ugo Grozio, l'ha sempre concepito come quel diritto che se deve concepire come se Dio non ci fosse (per quanto, per lui, è ancora un'empietà). E tutt'oggi conserva carattere giusnaturalista si, ma razionalista (anche perché nel giuspositivismo si dissolve nella forma e nel giusrealismo ha senso solo quando effettivo; col rischio di dire che l'ONU non serve a nulla [cosa vera]).

Il tuo discorso, crisocione, è molto sensato. Ma è bene notare che linguisticamente e concettualmente c'è una falla. La premessa implicita è che tutte le popolazioni abbiano un loro diritto, proprio. Ciò non è propriamente vero. La scienza giuridica è qualcosa di prettamente e solamente romana (neanche greca) e poi medioevale. Ma tutta europea (tanto più che noi facciamo sempre fatica a concepire il diritto anglo-americano). Abbiamo citato le popolazioni native americane e del sud america. Ma esse avevano un diritto? Concepivano concetti come "contratto" o "negozio giuridico" o "matrimonio"? Assolutamente no. Ciò non toglie che non vi fosse qualcosa come un senso di giustizia o qualche norma imperativa o che non si riproducessero, semplicemente non sapevano cosa fosse sistematicamente. è sempre facile parlare delle grandi stragi che abbiamo prodotto su quelle popolazioni, ma quasi mai della razionalità, della scienza, del diritto, della tecnologia, della medicina che gli abbiamo portato. Elementi che noi stessi, europei, abbiamo faticato a conquistare. E qui giustamente ripropongo la tua domanda: che diritto c'è a questa ingerenza? La scienza e la razionalità europea è la migliore? Non saprei dirti se è la migliore, ma è sicuramente l'unica effettiva.
 
Top
Sgubonius
view post Posted on 25/8/2010, 02:57




CITAZIONE (crisocione61 @ 24/8/2010, 13:24)
La morale, ancorchè relativistica come concetto,deve essere intesa come summa di norme aspiranti alla condotta umana che influiscono sulla collettività, mentre l’etica concerne e concerta i fondamenti che permettono di distinguere i comportamenti umani buoni, da quelli cattivi.

Dalla prospettiva nietzschiana (sono un pignolone) l'etica è necessariamente slegata da UN buono e cattivo, UN bene e male. Ovvero (semplificando) l'etica è la creazione di valori (bene e male sono i primi valori), la morale solo la conservazione di essi. Il fatto che l'etica sia individuale e la morale necessariamente sociale deriva da questo soprattutto (la morale è una forma della volontà di potenza, altirmenti non esisterebbe, e lo è solo perché in società qualcuno, un risentito, si avvantaggia dei precetti aumentando la propria potenza). Fine della nota da pignolone!

Per il resto diciamo che il discorso sulle "condizioni di possibilità" della legge ha un suo fondamento, e filosoficamente è stato soprattutto Kant ha mostrare che Dio è una condizione di possibilità della morale. Non è così assurdo quello che dice Kant, penso che fra l'altro Nietzsche concorderebbe assolutamente (d'altronde uno come Deleuze è arrivato a dire che N. è l'erede più eminente della filosofia critica di Kant). Il problema ovviamente non è tanto la singola legge, che può avere un meccanismo immanente di punizione. Il problema è che uno Stato che si reggesse davvero solo sul calcolo dei costi benefici di reati e punizioni avrebbe vita brevissima, a meno di impiegare metà della popolazione in polizia per controllare l'altra metà. E' sempre un tappo morale a tenere le cose sotto controllo (anche solo per quei casi che ti avevo indicato sopra che riguardano fatti privati, da cui possono nascere problemi seri, ma dove la legge non può arrivare). Si può davvero riassumere molto nella formula già citata "fondamento mistico dell'autorità". E' necessario che lo Stato, a cui tu hai delegato di avere potere su di te, goda di una certa fede da parte dei suoi cittadini, e in questo è un surrogato di divinità a tutti gli effetti. E' Kant stesso che dice che Dio è il garante della morale perché assicura pene proporzionate ai misfatti: lo stato non dovrebbe fare altro.
 
Top
Sgubonius
view post Posted on 25/8/2010, 03:15




CITAZIONE (The Shrike @ 24/8/2010, 16:57)
Ok, ma il problema è che rimane comunque un giudizio di valore. Esula dalla verificabilità.

Direi che qui siamo nell'a priori invece, nelle condizioni di possibilità, seguendo l'approccio kantiano.
Non sono giudizi, non sono casi empirici, sono proprio analisi della pura forma della legge e dei suoi prerequisiti. Una legge anche perfettamente immanente, cioè senza influenze morali di precetti trascendenti, resta comunque il risultato di un processo sociale di scelta che non può svincolarsi dai precetti morali che la legge in sé potrebbe eludere. Il problema è sistemico, è che l'uomo non è una macchina, banalmente parafrasando. Se lo fosse si potrebbe supporre un sistema perfetto di distribuzione di pene. Dato che non lo è, ci sarà sempre una differenza (diciamo pure Differenza) all'origine da uomo a uomo, che rispecchia la libertà individuale di avere opinioni e valutazioni discordanti. Ma fin qui (tenendo a mente la distinzione di etica e morale del topic sopra) siamo ancora nell'etica immanente delle scelte individuali, il problema è che si creano le condizioni perché un "guadagno" sia attuabile attraverso il moralismo. Sono povero: aboliamo la proprietà privata! Quindi il problema sono i giudizi di valore, ma non è un giudizio di valore dire che essi sono il problema!
E' per la sua stessa forma che la legge quindi diventa il campo d'azione della morale (anche se in linea di massima un sistema immanente è ancora possibile, il punto è che non avrebbe forse più senso parlare di legislazione, sarebbe come parlare di legislazione per le leggi naturali della caduta dei gravi, ed è qui che arrivano Spinoza e Nietzsche). Ecco perché ha senso quanto dice Kant: che Dio è necessario alla morale, e quindi è necessario ad un mondo in cui i doveri coesistono con la libertà (e non sono invece i doveri di un sasso che cade: i tedeschi distinguono mussen e sollen, anche gli inglesi), cioè un mondo in cui ha senso anche uno scienza della legislazione.

CITAZIONE
Si, ma questa posizione storicistica, per così dire, semplicemente fa scomparire il razionalismo giusnaturalistico, non lo risolve affatto; semmai lo cammuffa

Vedi sopra. C'è una differenza: quelli son filosofi e arrivano lì da vie trasverse. La legge per loro non è il problema numero uno. Per questo il giusnaturalismo è un modo sbagliato di catalogarli, perché semplicemente per loro non c'è più proprio un problema della legge, se non è una legge del destino. Ma qui è chiaro che si va fuori topic, mi sono permesso una divagazioncina.


 
Top
32 replies since 12/2/2010, 10:23   939 views
  Share