storie Zen

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His Fordship Big Benefactor
view post Posted on 24/5/2007, 14:18




C'era una volta un discepolo che andò dal suo maestro e gli chiese: "Maestro quanto tempo mi servirà per raggiungere l'Illuminazione?" Il maestro rispose: "Dieci anni" Il discepolo: "Cosi tanto?" Il maestro: "No! Venti anni" Il discepolo: "Ma non avevate detto dieci?" Il maestro: "In effetti... ora che mi ci fai pensare... te ne serviranno trenta"



Un samurai si reca da un monaco e gli chiede: "esistono paradiso e inferno?" "che mestiere fai?" "sono un samurai!" "chi può essere così idiota da affidarsi a te, con quella faccia poi" "come osì, io ti ammazzo!" e sguainò la spada. E il monaco: "questo è l'inferno" Il samurai capì e si fermò inchinandosi, monaco: "questo è il paradiso"



un monaco chiese al maestro: "un cane ha la natura buddica?" "no" un altro monaco, dopo un pò, chiese allo stesso maestro: "un cane ha la natura buddica?" "si!"



C'era una volta un grande maestro Zen, e c'era un bambino di 9 anni che lo serviva. Moltissime persone giungevano dal maestro per prostrarsi ai suoi piedi, e chiedergli un koan che potesse aiutarli. Così anche il bambino, un po' invidioso, decise un giorno, in tutta serieta', di fare lo stesso. Il maestro rise, ma visto che il bambino insisteva proprio, gli disse: "Prova ad ascoltare il suono prodotto da una mano sola. Quando l'avrai sentito, fammelo sapere." Il bambino s'impegno' a fondo, tanto che non dormiva nemmeno la notte. Dopo qualche giorno torno' dal maestro e disse: "L'ho trovato! E' il suono del vento che soffia tra gli alberi!". Ma il maestro scosse il capo: "Non è questo. Prova di nuovo." E così il bambino s'impegno e s'impegno', e quasi tutti i giorni tornava dal maestro per suggerirgli qualche suono - inevitabilmente sbagliato. Un giorno il bambino non si trovava da nessuna parte, e il maestro preoccupato mando' dei discepoli a cercarlo. Lo trovarono nel bosco, assorto a contemplare un albero. I discepoli lo riferirono al maestro: "Non vogliamo disturbare il bambino: sembra possedere la vera natura di un buddha! Forse ha sentito quel suono." Così fu il maestro ad andare dal bambino, e gli chiese se aveva finalmente sentito il suono prodotto da una mano. Rispose il bambino: "L'ho sentito, ma è privo di suono."



Nan-in, un Maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. Nan-in servì il te. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il te, poi non riuscì più a contenersi. "E’ ricolma. Non ce n’entra più!". "Come questa tazza" disse Nan-in "tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza ?".



Gli insegnanti di Zen abituano i loro giovani allievi a esprimersi. Due templi Zen avevano ciascuno un bambino che era il prediletto tra tutti. Ogni mattina uno di questi bambini, andando a comprare le verdure, incontrava l’altro per la strada. "Dove vai?" domandò il primo. "Vado dove vanno i miei piedi" rispose l’altro. Questa risposta lasciò confuso il primo bambino, che andò a chiedere aiuto al suo maestro. "Quando domattina incontrerai quel bambino" gli disse l’insegnante "fagli la stessa domanda. Lui ti darà la stessa risposta, e allora tu domandagli: "Fa’ conto di non avere i piedi: dove vai, in quel caso?". Questo lo sistemerà. La mattina dopo i bambini si incontrarono di nuovo. "Dove vai?" domandò il primo bambino. "Vado dove soffia il vento" rispose l’altro. Anche stavolta il piccolo rimase sconcertato, e andò a raccontare al maestro la propria sconfitta. "E tu domandagli dove va se non c’è vento" gli consigliò il maestro. Il giorno dopo i ragazzi si incontrarono per la terza volta. "Dove vai ?" domandò il primo bambino. "Vado al mercato a comprare le verdure" rispose l’altro.



Il grande santo buddhista Nagarjuna andava in giro tutto nudo, con solo il perizoma e, paradossalmente, una ciotola dorata per raccogliere l’elemosina, dono del re che era suo discepolo. Una sera stava per mettersi a dormire, fra le rovine di un antico monastero, quando si accorse che un ladro lo stava spiando da dietro una colonna. "Tieni, prendila", disse Nagarjuna, porgendogli la ciotola. "Così non mi verrai a disturbare quando sarò addormentato". Il ladro arraffò la ciotola e fuggì via, per ritornare però il mattino seguente con la ciotola e una richiesta: "Quando ieri sera mi hai regalato questa ciotola con tanta generosità, mi hai fatto sentire molto povero. Insegnami come fai a procurarti la ricchezza che ti permette di avere questo sereno distacco dalle cose".



Ikkyu, il maestro di Zen, era molto intelligente anche da bambino. Il suo insegnante aveva una preziosa tazza da tè, un oggetto antico e raro. Sfortunatamente Ikkyu ruppe questa tazza e ne fu molto imbarazzato. Sentendo i passi dell’insegnante, nascose i cocci della tazza dietro la schiena. Quando comparve il maestro, Ikkyu gli domandò: "Perché le gente deve morire?" "Questo è naturale" spiegò il vecchio. "Ogni cosa deve morire e deve vivere per il tempo che le è destinato." Ikkyu, mostrando la tazza rotta, disse: "Per la tua tazza era venuto il tempo di morire".



Ti sei svegliato prima dell'alba, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Quando il sole era basso hai attraversato tutta la pianura, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Mentre il sole era alto nel cielo hai cercato tra le piante di tutta la foresta, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Il sole era rosso nel cielo mentre tu cercavi sulla cima di tutte le colline, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Ora sei stanco e ti riposi sulla riva di un ruscello, guardi nell'acqua ed ecco il tuo nemico: l'hai trovato.



Un uomo perse il suo anello più prezioso; cercò ovunque per ritrovarlo, ma nonostante la sua fatica non ci riuscì. Si sedette su una pietra, disperato, cercando inutilmente di sopprimere la sua disperazione. Come al solito il suo cane gli si avvicinò cercando le carezze del padrone. Il vicino di casa lo salutò come ogni sera. Gli amici gli fecero vedere i pesci che avevano pescato e gliene regalarono alcuni. La moglie e i figli lo accolsero con affetto al suo arrivo a casa esattamente come accadeva sempre. La giornata si concluse nella pace familiare. Purtroppo il tormento per la perdita dell'anello perseguitava ancora l'uomo, il quale però pensò: "nessuno si è accorto che ho perso l'anello, tutti si sono comportati con me come sempre, perché proprio io devo comportarmi in modo diverso con me stesso?". Fu così che si addormentò sereno.



Il maestro Tanzan era in viaggio con il suo allievo Ekido lungo una strada fangosa. Ad un certo punto incontrarono una bella ragazza in kimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare quella melma, senza rovinare il suo bel vestito. Senza problemi, Tanzan la prese in braccio e la trasportò sull’altro lato della strada. Ekido rimase pensieroso per tutto il giorno. Alla sera, non resistendo più, chiese apertamente al maestro: "Noi monaci non avviciniamo le donne, è pericoloso. Perché l’hai fatto?" Tanzan rispose: "Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù. Tu la stai ancora portando con te"



Non cercare di seguire le orme dei saggi. Cerca ciò che essi cercavano.



Quando Bankei predicava nel tempio Ryumon, un prete Shinshu, che credeva nella salvezza ottenuta ripetendo il nome del Buddha dell’Amore, si ingelosì del suo vasto pubblico e volle discutere con lui. Bankei stava parlando allorché comparve il prete, ma questo creò una tale confusione che Bankei si interruppe e domandò che cosa fosse tutto quel baccano. "Il fondatore della nostra setta" si vantò il prete "aveva poteri così miracolosi che stando su una riva del fiume con un pennello in mano riusciva a scrivere attraverso l’aria il sacro nome di Amida su un foglio che un suo assistente reggeva sull’altra riva. Tu puoi fare questa cosa prodigiosa?" Bankei rispose gaiamente: "Forse questo gioco di prestigio può farlo la tua volpe, ma non è questo il modo dello Zen. Il mio miracolo è che se ho fame mangio, e se ho sete bevo".



Quando era un giovane studente di Zen, Yamaoka Tesshu andava sempre a trovare tutti i maestri. Andò a far visita a Dokuon di Shokoku. Volendo mostrare la sua preparazione, disse: "La mente, Buddha e gli esseri senzienti, in fondo, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non c’è nessuna realizzazione, nessuna illusione, nessun saggio, nessuna mediocrità. Non c’è nessuno che dia e niente che si riceva". Dokuon, che stava fumando in silenzio, non fece commenti. Tutt’a un tratto colpì Yamaoka con la sua pipa di bambù. Questo fece arrabbiare moltissimo il giovane. "Se niente esiste," domandò Dokuon "da dove viene questa tua collera?".



Zengetsu, un maestro cinese della dinastia T’ang, scrisse per i suoi allievi i seguenti consigli:
Vivere nel mondo e tuttavia non stringere legami con la polvere del mondo è la linea di condotta di un vero studente di Zen.
Quando assisti alla buona azione di un altro, esortati a seguire il suo esempio. Nell’aver notizia dell’errore di un altro, raccomandati di non imitarlo. Anche da solo in una stanza buia comportati come se avessi di fronte un nobile ospite. Esprimi i tuoi sentimenti, ma non diventare più espansivo di quanto la tua vera natura ti detti. La povertà è il tuo tesoro. Non barattarla mai con una vita agiata. Una persona può sembrare sciocca e tuttavia non esserlo. Può darsi che stia solo proteggendo con cura il suo discernimento. Le virtù sono i frutti dell’autodisciplina e non cadono dal cielo da sole come la pioggia o la neve. La modestia è il fondamento di tutte le virtù. Lascia che i tuoi vicini ti scoprano prima che tu ti sia rivelato. Un cuore nobile non si mette mai in mostra. Le sue parole sono come gemme preziose, sfoggiate raramente e di grande valore. Per uno studente sincero, ogni giorno è un giorno fortunato. Il tempo passa ma lui non resta mai indietro. Né la gloria né l’infamia possono commuoverlo.
Critica te stesso, non criticare mai gli altri. Non discutere di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Alcune cose, benché giuste, furono considerate sbagliate per intere generazioni. Poiché è possibile che il valore del giusto sia riconosciuto dopo molti secoli, non c’è alcun bisogno di pretendere un riconoscimento immediato. Vivi con un fine e lascia i risultati alla grande legge dell’universo. Trascorri ogni giorno in serena contemplazione.
 
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His Fordship Big Benefactor
view post Posted on 24/5/2007, 14:54




Un monaco andò da un maestro famoso ed anziano per imparare la sua filosofia. "maestro, sono nuovo, vorrei che mi esponeste la dottrina che si insegna qui" "hai mangiato il tuo riso?" Disse il maestro. "si" "allora corri a lavare la tua ciotola!"
 
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dodi li
view post Posted on 24/5/2007, 19:11




Mi introduco nel tuo post perchè ti ho letto oggi in chat ed ho sentito la frase dell'uccisione del Buddha.
Ti invio questo scritto che aveva mandato Killing Buddha. Lui ha fatto di quella frase la sua firma ed ha voluto spiegarmela.

da Killing
"avevo in mente di postare una volta per tutte un
messaggio che spieghi che il mio nick non è un
incitazione alla violenza, ma visto che ci siamo
colgo l'occasione qui: se leggi nel box a lato,
sotto la foto del gotama, vedrai che c'è scritta
una cosa del tipo: "se incontri il buddha
uccidilo.Devi liberarti da ogni dogma. Se non sei
capace di uccidere il Buddha non puoi uccidere i
tuoi preconcetti”..... ora, questa frase la ha
detta un bonzo di nome sanzo hoshi per intendere:
lo zen, oppure la via, sono STRUMENTI. Non dogmi.
Siddharta una volta disse che il suo insegnamento
era simile a una zattera che servisse a passare
all'altra riva di un fiume: una volta raggiunta
la riva opposta, che facciamo? ci portiamo dietro
la zattera? "

Spero ti interessi. Ciao!
 
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His Fordship Big Benefactor
view post Posted on 24/5/2007, 19:44




Si si :) Io lo sapevo, ma in effetti speravo più ci arrivassero, poiché anche io ho fatto l'errore di leggere la spiegazione. Posso aggiungere un anneddoto?

Quando Trinitaka e Si-Yeou-Ki vanno con il Buddha a lamentarsi che le scritture date da Ananda e Kacyapa in realtà sono rotoli in bianco, il Buddha dice loro: "In effetti le vere scritture si trovano soprattutto in questi rotoli in bianco, ma so bene, che il popolo cinese è troppo tonto e ignorante per accettare una simile veritá; per cui non rimane altro da fare che dargli rotoli con qualcosa scritto!!"

Meditate :)
 
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dodi li
view post Posted on 24/5/2007, 20:22





Hai ragione, assieme al Buddha, allora noi siamo come i cinesi troppo ignoranti!!!
Allora, addio forum!
Mi ribello, le sacre scritture non si leggono perchè sono scritte su fogli bianchi, e l'inchiostro è bianco!

Quella che mi ha colpito di più, ma non a morte, delle storie Zen, è quella di un bimbo che dopo aver cercato di sentire a lungo e più volte il suono di una mano ha risposto:

L'ho sentito, ma non faceva nessun suono

Io del Tao sò quasi tutto, Killing mi ha erudito per mesi, e c'è stata una conclusione. Il Tao non fa per me, e lui ha capito perchè.

Ciao di nuovo image
 
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sithraeil
view post Posted on 27/5/2007, 20:03




io aggiungo una storia buddista. ve la racconto a modo mio, nn badate troppo ai particolari, ok?

si diceva ke il budda si era installato in un bosco vicino alla cittá e un monaco decise d'andare a trovarlo. cammina cammina, il monaco si trova con un altro monaco ke felice e spensierato stava praticando la meditazione danzando. il meditatore gli dice: "vai a vedere il budda?", "si" - risponde l'altro - "allora quando lo vedi kiedigli quanto mi manca per raggiungere l'illuminazione". "ok ok, lo faró di sicuro". e si rimise in cammino. dopo un pó il monaco incontró un altro meditatore ke stava seduto, in posizione rigida, stava sudando sotto il sole, le formiche gli si arrampicavano sul corpo, e anke lui interruppe la meditazione e kiese "vai a vedere il budda?" - "si, certo" - rispose il viandante - "allora kiedigli quanto mi manca per raggiungere l'illuminazione". "ok ok, lo faró"

alla fine il monaco arriva al bosco, vede il budda ke gli dá le benedizioni, fá tutto e poi si rimette in cammino per tornare. sul cammino trova d nuovo il monaco d prima, un pó sofferente, ke si scrollava d dosso le formike, e gli kiede "beh, ke t'ha detto il budda?", "ha detto ke ti mancano ancora 3 vite per illuminarti", e il monaco giú bestemmione "ma p.d.! e p.m.! , ancora 3 vite cosí! io nn ce la faccio! é insopportabile.. ".

intanto il monaco continua il suo viaggio d ritorno e trova quell'altro ke meditava ballando, e appena lo scorge gli dice il monaco "beh, ke t'ha detto il budda? quanto mi manca all'illuiminazione?" - e il viandante gli risponde "lo vedi quell'albero? dice il budda ke t mancano tante vite quante sono le foglie su quell'albero". "solo quelle?!". e si rimise a ballare con piú forza e fervore d prima raggiungendo cosí in quello stesso istante l'illuminazione.
 
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His Fordship Big Benefactor
view post Posted on 20/6/2007, 00:21




C'era una volta un bravuomo che aveva un figlio che aveva un figlio. Erano entrambi u n pò sempliciotti. Il figlio era onestissimo e devotissimo al padre: lo seguiva ovunque egli andasse. Un giorno d'estate, in montagna, mentre i due dormivano distesi sull'erba della foresta, una zanzara si posò sulla testa del padre. Il figlio si svegliò. Sollecito com'era nei confronti del genitore, prese un bastone e assestò un gran colpo per schiacciare la zanzara. La zanzara volò via, ma il padre era morto.




Un discepolo mediocre ammira la bontà di un insegnante. Un buon discepolo diventa forte sotto la disciplina di un insegnante


Al suono di un piccolo sasso dimenticò tutto il suo sapere



In questa estate che declina le nubi volano e non svaniscono, primizia dell'autunno ormai prossimo; al vento dell'estate dolcemente tremano i fiori profumati di magnolia


Quando l'allievo è pronto il Maestro appare



E' vano cercare di fuggire il rumore dell'acqua o il canto degli uccelli, il turbamento è nel nostro spirito



Prima di svuotare, bisogna riempire.
Prima di rimpicciolire, bisogna ingrandire.
Prima di cadere, bisogna salire.
Per distruggere qualcosa, portatelo all'estremo.
Per conservare qualcosa, tenetelo nel mezzo.


Una scheggia di tempo, grande gemma. Un signore pregò Takuan, un insegnante di Zen, di suggerirgli come potesse trascorrere il tempo. Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le proprie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l'omaggio della gente. Takuan tracciò otto
ideogrammi cinesi e li diede all'uomo:
"Non si ripete due volte questo giorno
Scheggia di tempo grande gemma.
Mai più tornerà questo giorno
Ogni istante vale una gemma inestimabile"
 
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dodi li
view post Posted on 20/6/2007, 06:13





Sono molto belle queste storie, ne userò qualcuna per i miei aforismi.

Ciao! image
 
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Auster
view post Posted on 20/6/2007, 10:54




Non sono un maestro Zen, ma lascio qui un paio di storielle, una seria che mi raccontò un amico quando ero triste e un'altra presa da "La compagnia dei celestini" di stefano benni.

C'era un potente re che possedeva tutto: fama, ricchezze, sudditi, castelli, territori, e tutto quello che si potesse desiderare. Tuttavia voleva controllare anche i suoi sentimenti. Così ordinò ai suoi servi di forgiargli un anello magico che potesse trattenerlo quando fosse stato troppo felice e che potesse consolarlo quando fosse stato troppo triste.
I suoi servi gli forgiarono un semplice anello con la scritta "passerà".

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Questo brano si riferisce a una partita di "pallastrada" (gioco simile al calcio ma senza regole) tra i cinesi Chumatien Shaolin Little Dragons e i naziskin tedeschi BAD, Berliner Aas Devils:

Avvenne dunque un giorno che in una città straniera gli uomini del maestro Fun Yen affrontassero dei forti avversari, e già al primo minuto questi si avventassero all'attacco passando in vantaggio. Allora Fun Yen si rivolse al loro capitano, di nome Lothar, e disse: "Dunque tu sei qui per vincere"
"Naturalmente," disse Lothar "tutti siamo qui per vincere..."
"In ciò è l'errore," disse Fun Yen "non siamo tutti qui per vincere, è necessario che alcuni perdano, perché altri vincano"

Colpita dalla frase del Maestro, una giovane di nome Siglinde, che stava strozzando con la treccia Yen Chu disse:
"Ma se io vincerò, Yen Chu, è vero che tu perderai?"
"Forse una tazza di tè perde la sua natura se riempiono di tè un'altra tazza?" rispose Yen Chu.

Il detto di Yen Chu turbò profondamente Peter Stuka, che smise di pestare Zen Yun e gli chiese:
"Ma, o saggio Zen Yun, io devo bere tè o birra per placare la mia sete, come per la mia sete di vittoria io devo vincere.."
"E' così," disse Zen Yun "In breve resterai senza più birra e senza vittoria"

Udendolo, Hans Sturm disse a Fu Long:
"Ciò significa quindi che se vogliamo vincere dobbiamo lasciare a voi la vittoria?"
"Non puoi lasciare ciò che vuoi tenere per te," rispose Fu Long.

A quel punto Bertold Pappelmann grandemente perplesso disse:
"E' pur vero che la palla è rotonda".
A lu rispose Chu Fang: "Se è rotonda allora dimmi: qual'è il suo inizio e qual'è la sua fine?"

Cos' finì il primo tempo.

All'inizio del secondo tempo Lothar si rivolse a Fun Yen:
"Maestro, eppure la vittoria esiste: se ad esempio io ti taglio la testa con la spada, forse che tu non sarai vinto?"
"Tagliamela," disse Fun Yen "e solo allora ti dirò che hai vinto."

"E se io do alle fiamme la tua casa, non avrai perso?" disse Siglinde.
"Avrò perso una casa, non una vittoria" rispose Yen Chu.

"Ma se nessuno vince e nessuno perde, chi vincerà?" disse Peter Stuka sudando copiosamente.
"Tu l'hai detto: nessuno" rispose Zen Yun.

"Però se nessuno perde allora noi abbiamo vinto" disse Hans Sturm.
"Contro chi?" disse Fu Long.

"Io ho ben considerato la cosa" disse Bertold ansimando "e debbo dire che nella palla non c'è un inizio nè una fine, perciò essa non esiste."
"Forse," disse Yen Chu "perché tu hai cercato due volte ciò che è uno"

"Capo", disse Bertold disperato "cosa devo fare?"
"Nulla," disse Lothar con la testa tra le mani "la palla non esiste, non possiamo nè vincere nè perdere, non possiamo bere birra perché tanto finisce, siamo perduti," e scoppiò in singhiozzi.
Così l'incontro si concluse con il trionfo dei cinesi che persero zero a uno, e invano i BAD protestarono che il loro gol non era valido, che ai cinesi erano stati negati tre rigori e che l'arbitraggio era stato scandalosamente filotedesco. A capo chino uscirono vittoriosi dal campo.
 
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DrManhattan
view post Posted on 17/4/2009, 23:37




CITAZIONE (His Fordship Big Benefactor @ 24/5/2007, 15:18)
un monaco chiese al maestro: "un cane ha la natura buddica?" "no" un altro monaco, dopo un pò, chiese allo stesso maestro: "un cane ha la natura buddica?" "si!"

Se posso permettermi, vorrei correggere l'aneddoto in questione.

Un monaco chiese al maestro Joshu: "Un cane ha la natura di Buddha?"
E Joshu rispose: "Mu!"

N.B.: In cinese "mu" significa "no".
Solo che Joshu rispose come se stesse abbaiando.
;)
 
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lorelei57
view post Posted on 19/4/2009, 15:56





"Ho gettato via la tua paura" (Osho)

Un vecchio saggio stava attraversando la giungla in compagnia di un suo giovane monaco. Scese la notte e cominciarono a calare le tenebre. Il vecchio saggio chiese al giovane monaco: 'Figlio mio, credi che lungo questo sentiero ci siano pericoli? Questo sentiero attraversa una fitta foresta e stanno calando le tenebre. Abbiamo qualcosa da temere?'.
Il giovane monaco era molto sorpreso, poiché in un sannyasin non dovrebbe mai sorgere il problema di avere paura, sia che si trovi in una notte buia oppure illuminata, sia che si trovi in una foresta oppure sulla piazza del mercato, quindi quella domanda era davvero sorprendente. Inoltre, questo vecchio non aveva mai avuto paura. Che cosa gli stava accadendo? Perché adesso mostrava di aver paura? C'era qualcosa che non andava!
Camminarono ancora un po' e la notte diventò più buia. Il vecchio chiese di nuovo: 'C'è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci? Raggiungeremo presto la città più vicina? Quanto è ancora distante?'. Poi si fermarono vicino a un pozzo per lavarsi le mani e il viso. Il vecchio consegnò al giovane monaco la borsa, che portava in spalla, dicendogli: 'Abbi cura della mia borsa'.
Il giovane pensò: 'Certamente deve contenere qualcosa, altrimenti non sarebbe sorto in lui il problema della paura e non avrebbe raccomandato di prendermi cura della borsa'.
Per un sannyasin era insolito anche il fatto di prendersi cura di qualcosa; in questo caso, non avrebbe senso diventare sannyasin, infatti chi ha delle cose da custodire ha una proprietà. Che bisogno ha un sannyasin di prendersi cura di qualcosa?
Il vecchio cominciò a lavarsi il viso e il giovane diede uno sguardo nella borsa: vide che conteneva un lingotto d'oro, e comprese la causa della paura. Lo gettò via, e mise nella borsa una pietra di uguale peso. Il vecchio, subito dopo, tornò in fretta dal giovane e si riprese la borsa; la tastò, ne verificò il peso sollevandola, se la mise sulla spalla e si rimise in cammino.
Dopo un breve tratto, tornò a chiedere: 'Sta diventando proprio buio, abbiamo perso la strada? C'è qualche pericolo?'.
Il giovane gli rispose: 'Non avere paura. Ho gettato via la tua paura'.
Il vecchio saggio era sconvolto. Guardò immediatamente nella borsa e vide che al posto dell'oro c'era una pietra. Per un attimo rimase attonito e poi, scoppiando in una risata, esclamò: 'Che idiota sono stato! Portavo in spalla una pietra e avevo paura perché credevo fosse un lingotto d'oro'. A quel punto, lo gettò via e disse al giovane monaco: 'Dormiremo qui questa notte, visto che al buio è difficile trovare la strada'. E quella notte dormirono pacificamente nella foresta

Della serie: non c'è nessun lingotto, sono solo pietre. Vai leggero e tranquillo, perché la realtà è quello che è, al di là dei tuoi pensieri e delle tue idee.
 
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Sherry76
view post Posted on 20/4/2009, 20:24




In India vi era un monaco Indù, un giorno su ordine di Sciva
costruì un piccolo ma splendido tempio,su un isola piccola che suo nonno gli regalò;
in questa isola vi era una fonte d'acqua che a berla dissetava anche per un anno e si diceva che possedesse qualità miracolose, egli viveva delle elemosine dei pellegrini che visitavano il tempio e bevevano l'acqua;
un giorno disse a Sciva "Padre, tanti visitatori vengono, tanta acqua bevono ,ma le offerte sono misere sai?". Gli ripose sciva: "Figlio mio devoto, essi vengono a parlare con me, non con te, bevono dalla mia fonte non dalla tua fonte, quando essi imparerano a parlare col cuore saranno pronti a parlare con te, intanto che vengano".


non guardare ai ringraziamenti e a quello che ottieni dagli altri... ma guarda quello che fai tu per gli altri e il realte valore dei tuoi gesti...

 
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11 replies since 24/5/2007, 14:18   2874 views
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