Per una critica attuale del capitale: Jean Baudrillard, Trasformazioni del capitalismo e rinnovamento degli strumenti di analisi.

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supernoise
view post Posted on 3/4/2008, 17:34




Scrive Jean Baudrillard ne "Lo scambio simbolico e la morte" che il passaggio dalla legge mercantile del valore alla legge strutturale del valore determina un mutamento epocale per i concetti di lavoro e di produzione. Più precisamente se nella legge mercantile del valore il lavoro "produce" un valore che ha ancora un legame con la realtà materiale dei prodotti, nella legge struttrale del valore quest'ultimo assume rilievo solo su un piano simbolico e non più della realtà materiale, il valore non si ricollega ai prodotti concreti ma tramuta tutto in simboli, anche il lavoro e la produzione stessa. Baudrillard arriva ad affermare che il lavoro non produce più valore concreto ma solo simbolico e questo sarebbe il punto di massima realizzazione del dominio del capitale: se infatti il lavoro non produce valore concreto ma solo simbolico, viene meno anche il concetto stesso di plusvalore che è la leva principale del discorso rivoluzionario. La rivoluzione della legge mercantile del valore in legge strutturale del valore determina la fine della "Rivoluzione". Si badi che tale passaggio determina una estensione invasiva del concetto del valore in ogni scenario umano sul piano simbolico, cancellando la portata del lavoro e della produzione concreta. Non vi è più produzione perchè tutto sul piano simbolico è dominato dalla legge strutturale del valore. Questo processo investe anche i luoghi della produzione, non più identificandoli nelle fabbriche ma estendendoli a tutta la società, in ogni anfratto della vita individuale delle persone. Non c'è atto umano che non sia determinato "da" o che non determini effetti "su" la riproduzione del lavoro.
Baudrillard scrive << La fase in cui il processo del capitale cessa di essere esso stesso un processo di produzione è quello della scomparsa della fabbrica: è l'insieme della società che assume le sembianze della fabbrica. Bisogna che la fabbrica scompaia in quanto tale, che il lavoro perda la sua specificità perchè il capitale possa assicurare questa metamorfosi estensiva della sua forma alla società totale. Bisogna quindi prendere atto della scomparsa dei luoghi determinati del lavoro, d'un soggetti determinati di lavoro, di un tempo determinato del lavoro sociale; prendere atto della scomparsa della fabbrica, del lavoro e del proletariato, se si vuole analizzare l'attuale denominazione del capitale. [...] Il principio della fabbrica e del lavoro esplode e si diffonde sull'intera società, in modo che la loro distinzione diventa ideologica: diventa una insidia del capitale il mantenere (nell'immaginario rivoluzionario) una presenza specifica e privilegiata della fabbrica. Il lavoro è dappertutto perchè non c'è più lavoro. E' allora che esso la sua forma defintiva, la sua forma perfetta. [...] Ci saranno sempre delle fabbriche per nascondere che il lavoro è morto, che la produzione è morta o che essa è dovunque e in nessun luogo. Perchè oggi non serva a nulla combattere il capitale sotto forme "determinate". In compenso se diventa chiaro che esso non è più determinato da chicchessia e che la sua arma assoluta è di rirpodurre il lavoro, come immaginario, allora è lo stesso capitale che è assai vicino a crepare>>

Si nota come viiene posto in rilievo un dato fondamentale del capitale attuale: esso non può più esser messo in discussione sulla base della vecchia distinzione fra struttura e sovrastruttura, la legge mercantile del valore infatti determinava le sovrastrutture ma la legge strutturale del valore oggi si è impadronita di tutte le risorse simboliche facendo si che ovunque vi sia produzione e che questa però non abbia mai un luogo specifico di manifestazione; ciò che è ovunque è in nessun luogo. Baudrillard in altri punti del libro fa riferimento anche agli strumenti di comunicazione e informatizzazione che fanno della società un'intera fabbrica.
Tale analisi, mi sembra si ricollega a molta sociologia francofortese ma forse un'analisi di grande rilievo condotta su vie parallele a quelle di Baudrillard, tuttavia in chiave neomarxista e fenomenologica insieme, è quella fatta da Gunther Anders Stern ne "L'uomo è antiquato" (vol I) dove si afferma che <<ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione dell'uomo di massa>>.

Un ripensamento critico del capitalismo passa necessariamente per un rinnovamento degli strumenti di analisi e più precisamente bisogna sfatare la convinzione che le sovrastrutture non siano determinanti e che la critica debba risolversi sempre e solo in relazione alle strutture o infrastrutture. Oggi il dominio del capitale si manifesta infatti nell'universo dei simboli e i simboli determinano la struttura più importante in assoluto, la psiche umana.
Cosa ne pensano i filosofi del forum?



P.s.: è il mio primo topic in questo forum (fra l'altro postato qualche giorno fa in un altro forum filosofico un pò in declino), saluto tutti i pensatori che vi partecipano, soprattutto il buon vecchio immer wieder, grazie al quale sono qui!!
P.p.s.: spero di aver postato nell'area giusta, altrimenti chiedo venia in anticipo.


Grazie dell'attenzione, Supernoise.
 
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0 replies since 3/4/2008, 17:34   221 views
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