CITAZIONE
sicuramente la psicologia da quattro soldi è proprio quella che vuole cinsiderarsi scienza nella misura in cui considera scienza la disciplina che fa in modo che uno più uno dia sempre due.
La risposta alla domanda "cos'e' malattia mentale?" e da ricercarsi negli effetti che lo stato psichico produce.
Se un determinato stato psichico produce nocumento per la persona e per gli altri allora si può dare malattia mentale , ma in un senso piu salvifico per la persona che commette certe azioni che non di condanna.
Certamente malato è il serial killer, sicuramente sano è colui che crede nella reincarnazione.
Detto questo, con la logica del materialismo ingenuo, che crede che l'amore sia il risultato di un processo chimico e cazzate varie, io sarei malatissimo solo per il fatto che talvolta dimentico come si conta.
Il punto è che la "psicologia da quattro soldi" è nella sua formulazione epistemologica come psico-fisiologia l'atteggiamento dominante intriso da quel dualismo Cartesiano che immancabilmente segna tutta la nostra concezione della psiche e del mondo. Psiche e mondo non sono mai intesi come correlati di un atto intenzionale, ma separati al fine di essere "spiegati" scientificamente e mai "compresi". C'è nell'atteggiamento che la psicologia ed espressamente nella psichiatria un'idea puramente somatico-biologica della psiche e dato che proprio la psiche è ciò che non si può veramente spiegare, essa si riduce a quell'epifenomeno che si spiega causalmente come un prodotto delle attività biologiche ed inconsce che dal basso salgono producendo gli effetti che emergono in alto, come il fuoco produce il fumo. Psiche e mondo non vengono mai considerati come unità, correlati di un unico atto intenzionale separabili solo al fine analitico dell'indagine considerando sempre che questa dicotomia tra corpo e mondo è una pura finzione.
La tua definizione di malattia mentale come individuabile in merito agli effetti dannosi che produce per la comunità o il soggetto stesso, è sospetta, si presta a troppe interpretazioni inquietanti. Il diverso come ci ha insegnato a pensare Girard è da sempre, attraverso la mimesi, tramutato in capro espiatorio al fine di sublimare la violenza e l'angoscia collettiva, che in tale modo trova equilibrio e stabilità. L'apparato statale che è nato per gestire questi rapporti sacrificali, è naturalmente portato a utilizzare tale metodo al fine di conservarsi ed è sempre a caccia di nuovi soggetti/oggetti sacrificali da fornire alla comunità alla fine di saziare il suo bisogno atavico e cannibale.
Il problema è l'interpretazione dei confini che separano sanità mentale da patologia ed i confini sono disegnati dalla geografia "politica" che è un prodotto della storia. Qui non si intende affatto negare la psicosi, ne venire a raccontare che essa si cura con un po' di psicoanalisi o qualche pillola, si intende venire ad affermare che l'alienazione in tutte le sue forme è un prodotto della società che la produce come forma di possibilità dell'essere-nel-mondo. La nostra civiltà occidentale somiglia sempre più ad un manicomio, dove gli attori cioè i soggetti sono sempre più "segni sulla sabbia" in attesa che il vento li cancelli come Foucault ha duramente dichiarato. La psicologia ha sempre più la funzione di riprendere chi da segni di rinsavimento, chi prova a saltare il cancello e vedere cosa c'è oltre la gabbia sociale che ci rinserra la mente. Siamo sempre più lontani da noi stessi, sempre più persi e alienati nell'intrattenimento, nella virtualità dove la libertà è concessa perché produce profitto e non da alcun fastidio. Persino la sessualità, l'unica forma di libertà rimasta è morta, ridotta al suo simulacro: il sesso.
I Serial Killer, l'etimo dice tutto, si tratta di un sottoprodotto della società industriale, l'assassinio ripetuto nelle forme della produzione di massa, una prassi paradossale di liberazione che il soggetto esplica nell'unica forma che il soggetto conosce in modo innato: la catena di montaggio. La masse informi venerano i serial Killer perché sono gli eroi della post modernità, si venera per mimesi tutto ciò che non si può essere. Il serial killer nel suo "io uccido" dice "io sono libero, io sono la baccante che corre libera dalle catene della civiltà sui monti e nei boschi, Sublime e Selvaggia invasata da Dioniso, Io sono la mantide che decapita il maschio nell'amplesso, Deus sive Natura, La natura è... Grande!" poi si giustifica e dice che è razionale ai fini della prosecuzione della specie, il "pallido delinquente" di Nietzsche che ammazza per il puro gusto di farlo e poi ruba qualcosa per giustificarsi.
La vita nelle catene sociali è un tutto:"un vorrei ma non posso, non si deve...", desideri inconfessabili perfettamente coscienti che ci abitano e vengono sublimati da qualche altra parte, si fa la strage quotidiana in un videogame e poi ci si guarda allo specchio come se nulla fosse, c'è chi non ce la fa più e rivela quello che tutti nascondono sotto la pelle e si avvia da solo al patibolo della follia.
La psicologia è qui per questo, riaccoglierci nella comunità quando scavalchiamo il muro, quando tentiamo l'uscita della caverna, ci avvolge nel suo caldo abbraccio, nella sua camicia di forza e ci dice sorridendo "ben tornato a casa", non serve a niente dire che quelle sulle pareti sono solo ombre e che la fuori c'è qualcos'altro, quando vi domandano increduli cosa mai abbiate mai scorto oltre il consentito, con gli occhi ancora accecati, la voce tremante rispondete :"semplicemente la Vita... nient'altro che la Vita...".
La Vita non esiste! E' un mito così come il Soggetto, solo illusioni. Comincia cosi il processo della sedazione, efficientemente vengono collegati i fili e mentre la corrente vi attraversa cominciate ad urlare. Vi ritrovate un bel giorno, perfettamente calmi, seduti di fronte ad un medico in una stanza tutta bianca e asettica che vi domanda:"pensi ancora che ci sia qualcosa la' fuori?" ormai certi rispondete:"non c'è nulla la' fuori." ed è finita, siete guariti, siete di nuovo dentro la gabbia, siete sani e finalmente "liberi".
Edited by Farvat - 19/11/2008, 17:44