Tautologia e varie.

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RaBbiA__
view post Posted on 8/7/2009, 17:12




La tautologia consiste, più o meno, nella ripetizione di uno stesso contenuto all'interno di una proposizione; consiste, cioè, nella ridondanza. Ecco alcuni esempi: Io sono io, o chi muore non vive più, o ancora vado al mare quando vado al mare.

Ne "Il dominio retorico" di C. Perelman, viene riportato il seguente esempio, di M. Jouhandeau:

Quando vedo tutto ciò che vedo, penso quello che penso.

Siccome Perelman riporta questa frase come esempio di tautologia apparente, nel senso che dietro l'apparente ripetizione si nasconderebbe un significato diverso attribuito alle stesse parole che spetterebbe all'interpretazione smascherare, mi chiedevo per l'appunto che diamine di interpretazione si debba dare perché questa frase abbia un senso che non consista precisamente nella ripetizione insensata dello stesso concetto.

Anche nel caso della contraddizione è possibile eludere l'assurdo attraverso il meccanismo della contraddizione apparente, una contraddizione cioè formale che solo un'interpretazione differente degli elementi contrari può salvare dal paradosso. Un esempio di contraddizione apparente è la famosa frase di Eraclito entriamo e non entriamo nello stesso fiume, dove l'interpretazione diversa della parola "fiume", ora inteso come riva ora come le singole gocce d'acqua, salva dalla contraddizione.

Questo libro mi sta facendo impazzire. Perché la prima volta che l'ho letto mi sembrava una robetta per le elementari. Ad ogni rilettura, però, mi sta facendo amaramente pentire di aver fatto questo pensiero. Rileggere non a caso, per me, è sempre stata un'operazione di fondamentale importanza. E' come se alla prima lettura si acquisisse una sorta di grossolana visione complessiva, confusa e imprecisa, dove i dettagli - ma anche molte "cose principali"- vengono ignorati perché si è colpiti dall'uno o l'altro aspetto. Come se l'emozione che porta a focalizzare in particolare su un aspetto rendesse ciechi rispetto agli altri aspetti, e imperialisticamente estendesse quell'aspetto a tutti gli altri, magari riducendo il libro stesso ad esso. La rilettura scalza il carattere egocentrico della "selezione per emozione" e apre la strada all'oggettività. Tuttavia, la prima lettura è fondamentale. Stanislavskij ne parlava come di qualcosa capace di condizionare la comprensione definitiva del testo, per questo consigliava di non procedere mai a una prima lettura in condizioni imperfette, per esempio se si è stressati, distratti o di cattivo umore, poiché questo si rifletterà in modo irreparabile sul proprio rapporto col testo, minato "per sempre" dall'influsso della prima impressione.

Mi riferisco soprattutto ai testi argomentativi. I romanzi, forse, non andrebbero mai riletti, perché la loro forza consiste fra l'altro nella sensazione complessiva che suscitano. La storia dice un'idea in maniera forse più incisiva di come farebbe un saggio, perché fa leva sull'emozione, e, benché questa sia legata alla soggettività, ciò non va considerato come una prova di in-oggettività: bisogna ricordare che l'universale è universale anche perché si compone del particolare, che lo rivela come da una fessura.

Rileggendo saltano all'occhio altre cosucce passate prima inosservate, con rinnovata meraviglia e annessi "ma come ho fatto a non notare questa roba qui"; ne segue che agli elementi già acquisiti ne subentrano degli altri, che formano un insieme di pezzi di un puzzle ancora da comporre. L'ultima cruciale operazione che salva la mente dalla confusione consiste proprio nel mettere in ordine i pezzi. Per me, che ho sempre antifilosoficamente unito i pezzi sulla base del flusso di coscienza personale, ovvero della libera associazione di idee, questo è sempre stato il problema principale.

Ci sono tanti modi per mettere in ordine le idee, nel senso di dar loro una conseguenzialità apparentemente necessaria; uno di questi è radiale: esso consiste nell'individuare il cosiddetto nocciolo della questione, e da questo far dipartire tutte gli elementi, come se scaturissero spontaneamente da esso. Il nocciolo o essenza della questione è definibile come quell'idea senza la quale tutti gli altri elementi non reggerebbero. Un altro modo è quello lineare: si "spezzetta" la questione nei suoi aspetti costituenti, e li si lega mediante un rapporto di causa-effetto, per esempio, o di altro tipo, di modo che l'uno conduca all'altro in modo apparentemente ineluttabile sino alla conclusione, che fungerebbe da sintesi e compimento delle idee.


Ma ecco la mia insoddisfacente ipotesi di soluzione della tautologia apparente:

"Quando mi rendo conto di quello che complessivamente percepisco del mondo ("vedo" in senso metaforico), cioè di quello che penso, ci penso".

Se a qualcuno venisse un'idea migliore, o semplicemente pensasse che non ci ho capito una mazza, è pregato di farsi avanti.

 
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alice_w
view post Posted on 10/7/2009, 17:29




a impatto, leggendo l'esempio e prima di aver letto tutto il resto, io ho interpretato il "quando" come un "solo se".

Io la traduco così: "Penso solo quello di cui sono cosciente, sono cosciente solo di ciò che penso"
 
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EgoTrascendentale
view post Posted on 10/7/2009, 20:44




CITAZIONE
Quando vedo tutto ciò che vedo, penso quello che penso.

io sono d'accordo sul fatto che ci sia un altro significato al di la dell'apparente tautologia.
Infatti la prima parte della proposizione ("quando vedo quello che vedo") indica delle ben definite, ma non meglio dette, condizioni.
vedo x e quando vedo x...
"penso quello che penso".
ovvero "vedo x e quando vedo x, penso z".
dove "z" sta per "quel che penso".
in realtà si tratta di giochi di parole, che possono essere risolti attraverso la sostituzioni dei significanti sui e coi quali si gioca.
infatti espressioni come "quello che vedo", "quello che penso", qui, e lo ribadisco, solo qui!, non sono che "complemento oggetto" di un verbo che li regge:
la frase funziona semanticamente dicendo: quando vedo quello che mangio, mangio quello che vedo.
ma il gioco di parole no regge e viene meno.
e viene pure meno l'ironia complessa di chi vuole dire, senza dire...
 
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alice_w
view post Posted on 10/7/2009, 21:33




ma "tutto ciò " è = a "quello"?
 
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EgoTrascendentale
view post Posted on 10/7/2009, 21:37




CITAZIONE (alice_w @ 10/7/2009, 22:33)
ma "tutto ciò " è = a "quello"?

è una limitazione, non tutto, ma tutto questo :D
 
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alice_w
view post Posted on 10/7/2009, 21:41




ecco io una limitazione la traduco con "solo".
 
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EgoTrascendentale
view post Posted on 11/7/2009, 11:52




CITAZIONE (alice_w @ 10/7/2009, 22:41)
ecco io una limitazione la traduco con "solo".

dici una cosa meravigliosa.
ma quel "traduco" è una tragedia ;)
 
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EgoTrascendentale
view post Posted on 11/7/2009, 15:35




CITAZIONE
Anche nel caso della contraddizione è possibile eludere l'assurdo attraverso il meccanismo della contraddizione apparente, una contraddizione cioè formale che solo un'interpretazione differente degli elementi contrari può salvare dal paradosso. Un esempio di contraddizione apparente è la famosa frase di Eraclito entriamo e non entriamo nello stesso fiume, dove l'interpretazione diversa della parola "fiume", ora inteso come riva ora come le singole gocce d'acqua, salva dalla contraddizione.

guarda che Eraclito vuole dire in entrambi casi "fiume", o in entrambi "gocce d'acqua".
perchè è lo scorrere a costiuire del fiume
 
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RaBbiA__
view post Posted on 15/7/2009, 19:44




Ad ogni modo, mi aiuta molto il fatto di sostituire le parole con le lettere x y z. Proprio ora sto leggendo Elementi di logica di Lemmon e dice che è la prima cosa da fare :D
 
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EgoTrascendentale
view post Posted on 15/7/2009, 20:07




CITAZIONE (RaBbiA__ @ 15/7/2009, 20:44)
Ad ogni modo, mi aiuta molto il fatto di sostituire le parole con le lettere x y z. Proprio ora sto leggendo Elementi di logica di Lemmon e dice che è la prima cosa da fare :D

io lo dico sempre di andare alle cose stesse!!
spogliarsi dei principi che si hanno in testa per lasciar emergere la cosa seppellita dalla coltre di abitudini mentali...
 
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RaBbiA__
view post Posted on 15/7/2009, 22:40




Ma prima di leggere Husserl, voglio riempirmi la testa di cose. Forse così ci arrivo meglio, alle cose stesse.(E' un autore che lascio fra gli "Ultimi" del mio percorso, perché non vorrei che mi cogliesse impreparata).
 
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GiuseppeMP
view post Posted on 19/10/2009, 11:33




La tautologia non è ripetizione di contenuti, ma dianoesi che non è sintesi delle noesi contenute, ma che è concretezza la cui astrattezza interna è noesi.
L'albero (x) è l'albero (y) : ciò significa che x è lo stare con y, così come y è lo stare con x; equazione : [(x = (con y)] = [(con y) = x)].
Per superare la contraddizione, non basta asserire che x è uguale a y così come y è uguale a x; bensì si deve dire che x che è con y è l'esser con y di x.
C'è distinzione (x non è y) interna all'uguaglianza (x è y = l'albero è l'albero), ma l'uguaglianza non è unità di x e y. Cioé l'uguaglianza è unità, ma non di x e y, ma unità concreta al cui interno x è x e y è y. X che è l'uguaglianza è uguale a y che è l'uguaglianza : x e y non si distinguono in quanto sono la stessa uguaglianza concreta.
 
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Sgubonius
view post Posted on 22/10/2009, 22:54




Ma prima bisognerà pure dire che x è uguale a x, ed eraclito avrebbe qualcosa da ridire. Interpretare eraclito con la logica è distruttivo per il suo pensiero!
Togliere la cosa dall'abitudine con cui viene pensata è elimarla del tutto: i concetti, che a loro volta discernono le cose e le proposizioni (albero, casa, questo, è, uguale), si formano (fabbricano forse si potrebbe dire) per ripetizione e abitudine, a meno che non vogliamo postulare che sono tutti pronti in cielo e li abbiamo in reminescenza (come fa Husserl girando un po' di frittate).
 
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12 replies since 8/7/2009, 17:12   786 views
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