CITAZIONE (Sgubonius @ 6/4/2010, 01:06)
Oddio queste sono le grandi discussioni della filosofia, difficile sbrogliarle qui!
pregiudizio
CITAZIONE (Sgubonius @ 6/4/2010, 01:06)
Lascerei da parte Heisenberg e Einstein a cui non interessava particolarmente la questione speculativa, quanto più la possibilità di applicare modelli (anche l'indeterminazione è un problema sopratutto per l'empiria).
sono d'accordo
CITAZIONE (Sgubonius @ 6/4/2010, 01:06)
Da una parte con la fenomenologia, che non distingue più tanto il mondo esterno dalle idee interne,
falso. la fenomenologia anche quando ha assunto le forme di "idealismo fenomenologico-trascendentale" non ha mai negato un mondo esterno.
anzi husserl è l'unico cartesiano che riesce, in modo assolutamente coerente (a parte hegel che pone l'identità di essere e pensare) a superare le aporie cartesiane.
Invero il discorso di Husserl è molto semplice: per quanto mi inganni il genio maligno su questa o quella "rappresentazione" (husserl ci mette dentro tutti i "verbi": pensare, immaginare, inventare, sentire, sentire nel senso di sentimento ecc), io sono già presso alterum.
Io non potrei dire sul quadro che mi si mostra lì, all'angolo destro della mia parete: ma se il genio maligno mi inganna e al posto di raffigurare platone e aristotele si tratta di Amuro e Char? Ebbene, tutte queste considerazioni, sono per husserl ne più ne meno che giudizi, giudizi su qualcosa.
Infatti per husserl, a differenza di kant, l'esperienza non mi fornisce affatto un contenuto aconcettuale a cui io "imprimo" le mie belle categorie a priori...
in husserl sussiste l'idea di uno strato antepredicativo del cogito, ovvero di uno strato concettuale dell'esperienza.
detto altrimenti: la cosa ha delle sue intrinseche leggi logiche che io posso riconoscere e descrivere.
se volessimo usare una terminologia presa in prestito dalla tradizione, Husserl non ha dubbi: armonia prestabilita.
CITAZIONE (Sgubonius @ 6/4/2010, 01:06)
dall'altra il bergsonismo con la durata (la durata credo permetterebbe anche il colore senza estensione, se è inteso come durata per l'appunto, e non interna come in Kant. Non so magari si può pensare a quando si "vedono le stelle" o al sogno, dove si possono tenere delle "sensazioni" di colore senza una reale superficie che le ospitasse, quasi una sorta di impressionismo o un Van Gogh in cui i girasoli vengono sempre "dopo").
ti dirò: l'idea di bergson non l'ho mai capita. la durata è sempre durata di tempo.
quindi, a mio avviso, l'idea del tempo di bergson non spiega un bel nulla.
del resto tu ti poni, non so se a caso, su un bel suolo: quello della "superficie reale".
per me, fenomenologo, l'essere è tutto ciò che appare, pertanto la superficie reale gialla è tanto quanto la superficie gialla dei girasoli di van gogh.
su questo mi piacerebbe insistere, anche perchè è proprio ciò che vorrei sapere.
e ti chiedo, come fa ad esempio merleau-ponty nella sua fenomenologia della percezione: il giallo del girasole che io sogno non si pone nei miei riguardi al modo dei girasoli del balcone di casa?
cioè, a parte la differenza di "predicazione"(reale/percepito-sognato), io non subisco sempre uno stimolo del medesimo tipo?
Nietzsche e deleuze li devo affrontare con più calma. mi prendo allora del tempo