IO di Kant, Fichte, Schelling

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Alessia Stasi
view post Posted on 6/3/2016, 17:58




Buonasera,
sto cercando,a fine scolastico, una breve delucidazione sulle differenze tra Kant, Fichte, Schelling... o più precisamente, tra l' IO PENSO, IO PURO e IO ASSOLUTO.
Spero che in breve riusciate a levarmi questa curiosità, che ho da un paio di giorni...

Grazie in anticipo!
 
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gabriella drumia
view post Posted on 10/3/2016, 09:49




mi dici, per cortesia, quale è il parere, in poche parole, di questi "signori"?! il mio, pero c'è la probabilità di una definizione diversa delle parole,è: il "io assoluto" è l'universo, tutto quello che siamo tutti insieme. il "io puro" potrebbe essere il "vero" io, la vera verità che siamo, ma che non "riusciamo", non è facile capire, con il "io penso" che è la nostra coscienza, quello che pensiamo e scegliamo in modo "consapevole". questo è solo un parere personale mio, visto che non conosco l'interpretazione ne di Kant, ne di Fichte, ne di Schelling. pero, l'argomento è molto bello, almeno per come lo vedo io...
 
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view post Posted on 29/8/2021, 12:32

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a me pare di ricordare che "Io penso" sia presente in tutti e 3.
"io puro" è presente in husserl
e "Io assoluto" è la ragione in hegel.
detto questo l'espressione '"io penso" in latino si dice: cogito.
questo deve essere chiaramente ricordato e compreso.
in cartesio il cogito è il punto fermo da cui partire per la conoscenza filosofica.
lo stesso per gli autori che citi.
ma con una differenza fondamentale.
cartesio non ha indagato "come funziona" il cogito.
lo trova e ciccia.
kant lo organizza trascendentalmente (spazio e tempo da una parte 12 categorie dall'altra).
kant distingue pure concetti ostensivi da quelli costititutivi.
ostensivi diciamo che sono concetti limite.
ora il concetto limite per eccellenza è il concetto di noumeno (la cosa in-sè).
dice kant: la posso pensare ma non conoscere, perchè se la posso conoscere ha spazio e tempo.
ma se ha spazio è tempo sta cosa come fa ad essere in sè?
bene, allora io dico che la penso ma non conosco.
sin qui kant.
fichte - che non ha abbattuto il residuo ontologico a differenza di schelling - si domanda:
ok tutto questo è giustissimo ma io non capisco una cosa:
come fa una realtà che si sottrae a tutti i concetti ad essere colta niente poco di meno che in concetti?
(il concetto di cosa in sè o noumeno)
così fichte riorganizza il criticismo in un procedimento dialettico in cui l'io penso crea la realtà al posto di imporre solamente le sue leggi (come accade in kant).
da qui l'io penso diventa l'Io che oppone il non-io etc...
ma in fichte lo scarto ontologico non si estingue mai (ragion per cui hegel ha parlato di cattiva infinità).
schelling comprende la contraddizione (dopo tutto è la contraddizione mossa contro kant all'inizio che sbuca fuori alla fine del percorso) e la supera con l'intuizione dell'arte.
non so essere più preciso di così perdona anche il ritardo
 
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2 replies since 6/3/2016, 17:58   94 views
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