storie Zen

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Auster
view post Posted on 20/6/2007, 10:54 by: Auster




Non sono un maestro Zen, ma lascio qui un paio di storielle, una seria che mi raccontò un amico quando ero triste e un'altra presa da "La compagnia dei celestini" di stefano benni.

C'era un potente re che possedeva tutto: fama, ricchezze, sudditi, castelli, territori, e tutto quello che si potesse desiderare. Tuttavia voleva controllare anche i suoi sentimenti. Così ordinò ai suoi servi di forgiargli un anello magico che potesse trattenerlo quando fosse stato troppo felice e che potesse consolarlo quando fosse stato troppo triste.
I suoi servi gli forgiarono un semplice anello con la scritta "passerà".

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Questo brano si riferisce a una partita di "pallastrada" (gioco simile al calcio ma senza regole) tra i cinesi Chumatien Shaolin Little Dragons e i naziskin tedeschi BAD, Berliner Aas Devils:

Avvenne dunque un giorno che in una città straniera gli uomini del maestro Fun Yen affrontassero dei forti avversari, e già al primo minuto questi si avventassero all'attacco passando in vantaggio. Allora Fun Yen si rivolse al loro capitano, di nome Lothar, e disse: "Dunque tu sei qui per vincere"
"Naturalmente," disse Lothar "tutti siamo qui per vincere..."
"In ciò è l'errore," disse Fun Yen "non siamo tutti qui per vincere, è necessario che alcuni perdano, perché altri vincano"

Colpita dalla frase del Maestro, una giovane di nome Siglinde, che stava strozzando con la treccia Yen Chu disse:
"Ma se io vincerò, Yen Chu, è vero che tu perderai?"
"Forse una tazza di tè perde la sua natura se riempiono di tè un'altra tazza?" rispose Yen Chu.

Il detto di Yen Chu turbò profondamente Peter Stuka, che smise di pestare Zen Yun e gli chiese:
"Ma, o saggio Zen Yun, io devo bere tè o birra per placare la mia sete, come per la mia sete di vittoria io devo vincere.."
"E' così," disse Zen Yun "In breve resterai senza più birra e senza vittoria"

Udendolo, Hans Sturm disse a Fu Long:
"Ciò significa quindi che se vogliamo vincere dobbiamo lasciare a voi la vittoria?"
"Non puoi lasciare ciò che vuoi tenere per te," rispose Fu Long.

A quel punto Bertold Pappelmann grandemente perplesso disse:
"E' pur vero che la palla è rotonda".
A lu rispose Chu Fang: "Se è rotonda allora dimmi: qual'è il suo inizio e qual'è la sua fine?"

Cos' finì il primo tempo.

All'inizio del secondo tempo Lothar si rivolse a Fun Yen:
"Maestro, eppure la vittoria esiste: se ad esempio io ti taglio la testa con la spada, forse che tu non sarai vinto?"
"Tagliamela," disse Fun Yen "e solo allora ti dirò che hai vinto."

"E se io do alle fiamme la tua casa, non avrai perso?" disse Siglinde.
"Avrò perso una casa, non una vittoria" rispose Yen Chu.

"Ma se nessuno vince e nessuno perde, chi vincerà?" disse Peter Stuka sudando copiosamente.
"Tu l'hai detto: nessuno" rispose Zen Yun.

"Però se nessuno perde allora noi abbiamo vinto" disse Hans Sturm.
"Contro chi?" disse Fu Long.

"Io ho ben considerato la cosa" disse Bertold ansimando "e debbo dire che nella palla non c'è un inizio nè una fine, perciò essa non esiste."
"Forse," disse Yen Chu "perché tu hai cercato due volte ciò che è uno"

"Capo", disse Bertold disperato "cosa devo fare?"
"Nulla," disse Lothar con la testa tra le mani "la palla non esiste, non possiamo nè vincere nè perdere, non possiamo bere birra perché tanto finisce, siamo perduti," e scoppiò in singhiozzi.
Così l'incontro si concluse con il trionfo dei cinesi che persero zero a uno, e invano i BAD protestarono che il loro gol non era valido, che ai cinesi erano stati negati tre rigori e che l'arbitraggio era stato scandalosamente filotedesco. A capo chino uscirono vittoriosi dal campo.
 
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